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Piste&Pedane / Track&Field News incorona Jacobs, Tamberi e Stano

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Martedì 28 Dicembre 2021


             tfn-2022


La rivista californiana ha pubblicato on-line il suo atteso Ranking annuale per il comparto maschile. Per la prima volta con tre nostri alfieri al primo posto delle loro specialità. Non era mai accaduto, speriamo ora in altre repliche.

Gianfranco Colasante

Diamo a Jacobs quel che è di Jacobs. Pare questo il responso del tradizionale Ranking di fine stagione di Track&Field News ha assegnato al ragazzo di Desenzano la prima posizione sui 100. E come diversamente? Semmai va sottolineato che i 35 esperti consultati dalla rivista californiana hanno sciolto il “pareggio” nella gara olimpica dell’alto assegnando il primo posto dell’anno a Gianmarco Tamberi rispetto a Mutaz Barshim, anche in virtù del risultato del Golden Gala, l’altra sola occasione nella quale i due s’erano incrociati. Come ovvio, il terzo moschettiere è Massimo Stano, capace di mettersi alle spalle tutta l’opposizione nel caldo e nell’umidità di Sapporo.

Non era mai accaduto – neppure nei sogni più sfrenati – che tre italiani dominassero contemporaneamente altrettante specialità, per di più nell’anno olimpico. E senza tener conto che il Ranking di T&FN non considera le staffette … e che per le donne (Palmisano) bisognerà attendere la prossima puntata. Ripartire da questo livello non sarà né semplice né scontato: in attesa di capire meglio, e valutare la continuità dei risultati della nuova gestione federale alle prese con due Mondiali nel giro di cinque mesi, godiamoci intanto questi spiccioli di soddisfazione.

La stesura del Ranking del mensile americano – avviato nel 1947 – resta più affidabile rispetto a quanto fa da poco tempo World Athletics, rifacendosi a rigidi criteri matematici. Molto più elastica, e “ragionata”, l’elaborazione di T&FN, per decenni affidata al duo Donald Potts/Roberto Quercetani, che ancora oggi si basa su tre valutazioni complementari: 1) successi nelle maggiori manifestazioni; 2) bilanci dei confronti diretti; 3) insieme di risultati. Motivi che mi fanno di gran lunga preferire questi responsi rispetto ai freddi elaborati della WA.

Quest’anno – dopo aver “saltato” per evidenti motivi la stagione 2020 – il Ranking americano era alla sua 74ª edizione (altro non secondario motivo a suo vantaggio). Come per gli altri anni olimpici, il compito dei 35 contributori – giornalisti ed esperti di varie nazionalità – è stato facilitato, ma anche condizionato, dai risultati delle competizioni olimpiche. Proprio dove, attesi o meno, con più forza hanno battuto il tamburo gli atleti italiani.

Fermandosi per ora alla stesura del comparto “uomini”, con Jacobs, Tamberi e Stano sono solo altri due gli italiani presenti nelle classifiche di specialità, entrambi finalisti. Se vogliamo due rivelazioni: il giovane e razzente Alessandro Sibilio, a Tokyo al primo -48”, ottavo nei 400 ostacoli (la gara che più ha riscritto le sue gerarchie) e il neo-arruolato Zane Weir, dal Sud Africa con furore per un quinto posto olimpico nel peso e, forse, un po’ penalizzato dalla nona posizione del Ranking. Ci sarà tempo e modo per riparlare di entrambi.

Vediamo ora nel dettaglio i nostri tre moschettieri.

100 metri – 1. Lamont Marcell Jacobs
2. Fred Kerley (USA), 3. Andre De Grasse (Canada), 4. Ronnie Baker (USA), 5. Trayvon Bromell (USA), 6. Akani Simbine (Sud Africa), 7. Marvin Bracy (USA), 8. Justin Gatlin (USA), 9. Michael Norman (USA), 10. Isiah Young (USA).

In questa valutazione non c’è traccia dello scetticismo degli inglesi, ma anche la rivista americana fa notare che Marcell – “Wearing the blue of Italy and coming out of the blue …” – è diventato il primo n. 1 del Ranking senza aver mai figurato prima nel gruppo dei 10, almeno dopo un certo Usain Bolt nel 2008 … ed è anche il primo italiano nei 100 dove il solo precedente è di Stefano Tilli nel 1984. Ma quel che conta restano le tre volate di Tokyo e le spalle mostrate alla concorrenza con una nuova stazione di partenza targata 9”80. Che Camossi assicura sarà solo una tappa, …

Salto in alto – 1. Gianmarco Tamberi
2. Mutaz Barshim (Qatar), 3. Maksim Nedasekau (Bielorussia), 4. Mikhail Akimenko (Russia), 5. Ilya Ivanyuk (Russia), 6. Brandon Starc (Australia), 7. Andrii Protsenko (Ucraina), 8. Woo Sang-Hyeok (Corea del Sud), 9. JuVaughn Harrison (USA), 10. Django Lovett (Canada).

Una stagione lunghissima, aperta dal 2.30i di fine gennaio sulla pedana di casa e chiusa a settembre col 2.34 con cui ha vinto a Zurigo la finale della DL. Di mezzo il 2.37 di Tokyo. T&FN ha calcolato che nei confronti dei primi sei del Ranking, Tamberi ha prevalso 17 volte con altrettante sconfitte. Mi pare più interessante segnalare che nelle sue 17 gare dell’anno (sei al coperto) il ragazzo ha effettuato complessivamente 147 salti (88+59i), 75 dei quali con esito positivo e 72 errati. Come dire un salto buono ogni due tentativi, pari al 51%. Anche questo dato è un precedente. O no?

Marcia 20 km – 1. Massimo Stano
2. Koki Ikeda (Giappone), 3. Toshikazu Yamanishi (Giappone), 4. Perseus Karlström (Svezia), 5. Diego Garcia (Spagna), 6. Alvaro Martin (Spagna), 7. Wang Kaihua (Cina), 8. Zhang Jun (Cina), 9. Eiki Takahashi (Giappone), 10. Christopher Linke (Germania).

Due sole uscite per il marciatore pugliese: prima dell’oro olimpico – conquistato sbaragliando in casa propria la massiccia armata giapponese – s’era visto solo in maggio a Podebrady dove aveva faticato a mantenere l’ottava posizione (e in assenza degli asiatici). Per di più Stano era 40° nella lista dei partenti. Ma è quando il gioco si fa duro che emergono i duri e conta poco che il suo trionfale 1h21’05” sia il peggior tempo di un campione olimpico della 20 dal 1992. Ai Giochi conta vincere.

Primi 10 del mondo – Scelto come numero 1 da 29 dei 35 esperti del panel di T&FN, il fromboliere dell’Oregon Ryan Crouser – non solo per il record del mondo portato a 23.37, ma anche per i 17 più lunghi lanci dell’anno – ha dominato da lontano la scena mondiale. Le altre sei preferenze da leader sono andate allo schiaffeggiante Karsten Warholm che, traghettando nel futuro i 400 con ostacoli, ha aperto scenari imprevedibili per quello che un tempo era il temuto “killing event”.

Per il resto siamo nella norma: semmai si può alzare solo un sopracciglio per la quinta posizione assegnata a Daniel Stahl: ma qui deve aver giocato la continuità dei risultati più che le valutazioni tecniche nei confronti del più giovane del gruppo – l’altro norvegese Jakob Ingebrigtsen – il cui registro (come ha dimostrato il 12’48”45 del Golden Gala fiorentino, sua unica recita sui 5000) promette nuove meraviglie.

Questo è il quadro dei primi 10 nella stagione olimpica:

1. Ryan Crouser (USA) – Peso
2. Karsten Warholm (Norvegia) – 400 ost.
3. Mondo Duplantis (Svezia) – Asta
4. Damian Warner (Canada) – Decathlon
5. Daniel Ståhl (Svezia) – Disco
6. Jakob Ingebrigtsen (Norvegia) – 1500/5000
7. Rai Benjamin (USA) – 400 ost.
8. Johannes Vetter (Germania) – Giavellotto
9. Grant Holloway (USA) – 110 ost.
10. Pedro Pablo Pichardo (Portogallo) – Triplo

Il solo italiano ad aver ricevuto voti per questo comparto è ancora Jacobs, anche se ne ha raccolti appena 3 per una quattordicesima posizione rispetto ai 15 nominativi presenti in classifica. A tal riguardo si può ricordare che in questo Ranking del meglio del meglio, in termini cronologici i colori azzurri sono fermi all’anno 1990, quando “Totò” Antibo fu collocato al terzo posto. Meglio dell’ascetico siciliano aveva fatto solo Pietro Mennea col suo secondo posto raccolto nel 1980, mentre Francesco Panetta era stato quinto nella magica stagione del Mondiali 1987, quando seppe alternarsi con eguale produttività tra Siepi e 10.000. Nessun altro italiano è finora stato preso in considerazione per questo Top Ten dell’eccellenza.  

 

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