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Duribanchi / Una settimana difficile da affrontare

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Martedì 17 Agosto 2021

 

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In questo distratto mezzo agosto, capita che molti principi, cardini della nostra quotidianità e ritenuti acquisiti per sempre, traballino. Ma la democrazia ha sempre un costo, perché non è possibile avere una “quasi” democrazia.

Andrea Bosco

E' una settimana difficile da affrontare. Mentre non finisce la straordinaria estate italiana che ha portato anche Camila Giorgi, l'eterna incompiuta del tennis nostrano, a vincere il suo primo torneo internazionale in Canada. Mentre il calcio torna al “travaglio usato” con il mercato dei sogni che in Italia non sono più da Grand Hotel ma da retrobottega. Mentre dopo la grande abbuffata olimpica quelli che “dovrebbero” sono già spariti dal carro dei vincitori, impegnati nelle usuali miserabili vicende che scandiscono il “tempo” del paese.

Perché siamo a metà agosto e tra un paio di mesi si voterà. E allora lo sport principale non è quello di amministrare e governare, ma quello di sputtanare. Non importa se sia “vero”. Basta sia verosimile. Lo dice il il Web. Lo affermano i Social.

La parola più adoperata negli ultimi mesi è “fascista”. Io non ho conosciuto il fascismo. Ma i miei genitori, le mie zie, i miei zii e la mia nonna materna loro l'avevano subito e vissuto. E mi raccontarono: orrori e sevizie. Privazione delle libertà. Ma per davvero. Non quella di non andare al concertone del cazzone canoro che si reputa cazzuto. Che monta un palco e convoca migliaia di persone ad “insaputa” del sindaco di una città e delle forze dell'ordine. Con i TG che veicolano amene assurdità. Con quel sindaco e quelle forze dell'ordine che pretendono di essere creduti. E quei bischeri, ammassati come sardine ad applaudire il giullare di turno che gridano al “fascismo” per essere stati censurati. Magari multati. Sapendo che alla fine non pagheranno un euro. Perché la legge in Italia è una spremuta barzelletta. E quindi se in cinque stuprano una ragazza in un appartamento, ecco che il giudice che “applica la legge”, lascia libero il branco. Libero di tornare nelle proprie regioni di appartenenza. Libero: senza una sola ora di galera. Libero perché così vuole la legge. E se osi dire che quel magistrato andrebbe rimosso dal suo incarico sei anche tu un “fascista”.


La settimana è difficile. Più di altre. Anche se il paese è lontano. Là dove lavorava Gino Strada, morto per un problema cardiaco. Strada era contro la guerra. Tutte le guerre. La guerra non risolve. Ma a volte è inevitabile. Con Strada potevi essere d'accordo o dissentire, ma non potevi non apprezzare il suo impegno umanitario. Un medico ha il dovere di curare tutti: anche i terroristi che magari avevano cercato di far saltare in aria il tuo ospedale. Un medico non fa distinzioni. Strada non le faceva. La guerra è una mostruosità che l'uomo cavalca dalla notte dei tempi. Nessuno è riuscito mai a fermarla. Nessuno ha una vera alternativa. Gesù Cristo predicava l'amore e il perdono. Ma neppure il suo credo è riuscito ad affrancare gli uomini dal seme dell'odio che porta alla guerra.

La guerra che quasi sempre è frutto di ignoranza. L'ignoranza che genera paura e violenza. La paura di quello che non si conosce. E' questo che è successo in Afghanistan. Dove inutilmente sono state sacrificate migliaia di vite. Dove inutilmente sono stati spesi miliardi di dollari per 20 anni. I talebani hanno riconquistato il paese. Gli afghani si sono sciolti come neve al sole davanti alle bande dei tagliagole. Gli occidentali che si sono ritirati hanno tradito? Ma per quanti anni forze di occupazione possono restare a presidiare il territorio. Un paese la propria libertà deve saperla conquistare. Se veramente la vuole. Ora migliaia di profughi sono in marcia verso l'Europa. Mentre le purghe e le vendette a Kabul sono già iniziate.

Come si risolve un simile dramma? Io non ho risposte. Ma so che un grande equivoco in Afghanistan è andato in scena. La democrazia ha un costo. Non è possibile avere una democrazia a scartamento ridotto. Se la vuoi, la democrazia, devi accettare che le tue donne vadano a scuola, che sposino, frequentino e facciano sesso con chi gli pare, che non siano ingolfate da burka e veli. Democrazia che è guidare un'automobile, farsi un tatuaggio, ascoltare musica “blasfema”, leggere libri “proibiti”. Magari farsi un bicchiere di vino o un bicchierino di grappa. Mangiare carni “immonde”. Democrazia è votare. Il problema è quel libro sacro: che non è democratico. Non mi scandalizzo si pretenda lo abbia scritto un profeta analfabeta. Anche gli apostoli erano pescatori analfabeti.

Ma tra i Vangeli e il Corano c'è un abisso. La religione. E l'ostilità di fondo (anche di quelli che chiedevano aiuto) verso tutto quello che è occidentale. Quello ha determinato la tragedia afghana. Anche quelli che si ribellavano ai talebani non avevano e non hanno simpatie per lo stile di vita occidentale. L'Afghanistan è un paese per lo più rurale e bigotto, per certi versi ancora medioevale. Che il ritorno dei talebani riporterà indietro nel tempo. Sono i talebani ad aver distrutto i Budda patrimonio dell'umanità. I talebani sono simili ai fanatici dell'Isis. Se non li combatti sei destinato a soccombere alla loro ideologica, religiosa, follia. Il fallimento dell'Occidente è evidente e ha tante cause. E tante responsabilità. Americane ed europee in primis.

L'Occidente avrebbe dovuto spiegare come funziona la democrazia. I suoi vantaggi ma anche i suoi costi. Avrebbe dovuto pretendere che fosse riformata la giustizia: la democrazia non può convivere con la legge islamica. L'Islam è espressione di una antichissima civiltà. Ma l'Islam è rimasto prigioniero dei suoi antiquati valori. In fondo, persino anche là, dove corrono le autostrade e sono sorti i grattacieli. E poi l'omertà dei media. Russia e Cina sono lì a Kabul a proteggere i propri interessi: disponibili verso i talebani. Soprattutto a proteggere quel gasdotto lungo migliaia di chilometri che arriverà fino in Iran e toccherà anche il Pakistan, là dove (come in Russia e in Cina) notoriamente la democrazia è di casa.

La guerra è una vergogna. E davanti a disastri come quello afghano sarebbe stato utile usare anche altre opzioni: diverse dalle armi. Ma banalmente e anche spietatamente: la guerra non puoi farla a metà. Ci sono alternative alla guerra contro chi crede solo nella guerra? La domanda può sembrare banale, ma in fondo è sempre la medesima. Morire per Danzica? Invano si è morti per Kabul. Domani, magari, si dovrà decidere se morire o meno per Hong Kong.

 

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