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I sentieri di Cimbricus / L'irresistibile ascesa di Norman

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Domenica 26 Luglio 2020

 

norman 

 

A voler mettere in fila e sommare i migliori risultati sui 100, 200 e 400, il ragazzo di San Diego è terzo in una ideale classifica che vede precederlo solo Michael Johnson e Wayde van Nyekerk.

Giorgio Cimbrico

Michael Norman è il Tiger Woods dell’atletica: mamma thailandese e papà afroamericano per Tiger (all’anagrafe Eldrick), mamma giapponese e papà afroamericano per Michael, 23 anni nel dicembre che verrà. ll 9”86 con vento a +1,6 di Fort Worth, Texas, vale uno Slam, lo spedisce dentro il club più piccolo che esista: sotto le tre barriere, 10”00, 20”00, 44”00, sono solo in due, lui e prima di lui Wayde van Niekerk che per tre centesimi non è diventato anche il violatore dei 43”00. “Erano quattro anni che non correvo i 100”: il 10”27 del 2016 testimonia di un progresso di 41 centesimi, non impressionante per chi, poco più di un anno fa, al Golden Gala, aveva regolato ai centesimi Noah Lyles 19”70 a 19”72, sfiorando l’ingresso tra i primi dieci di sempre.

Michael, nato a San Diego e attivo per la sua università sino a passaggio al professionismo, è nato velocista: ai Mondiali under 20 di Bydgoszcz 2016 vittoria sui 200 in 20”17, estromettendo Andrew Howe, 20”28, dalla tabella dei record dei campionati, e titolo anche in una 4x100 che poteva contare su Lyles, campione dei 100 davanti a Filippo Tortu.

Nell’inverno del 2018 si appropria del mondiale indoor dei 400, 44”52, e pochi mesi dopo, a Eugene, scala improvviso sino ai gradini più nobili la lista di sempre sui 400: 43”61. Il debutto da pro è sui 200, a Parigi: 19”84 lasciando a 19”99 Rai Benjamin, suo compagno di allenamento e di studi in California, nativo dello stato di New York, con radici ad Antigua e Barbuda. Rai finirà alle spalle di Michael anche a Torrance, l’anno scorso, quando Norman darà una buona ritoccata, 43”45, pareggiando Jeremy Wariner e diventando nella storia il quarto… sul quarto (di miglio). Per Benjamin 44”31, perfetto per chi ha come specialità di parata i 400hs, quarto ad infrangere il muro dei 47”00.

Unica zona oscura nella irresistibile ascesa di Norman, i Mondiali di Doha. Nel pronostico, un solo nome, il suo. Finisce ultimo in semifinale, con un tempo oltre i 46”, da allungo in allenamento. Infortunato? Colto dal tremore dell’emozione? In ogni caso, in finale avrebbe trovato vita molto dura: il bahamense Steve Gardiner, una riproposizione in movimento delle statue di Giacometti, chiude in 43.48. Anche Gardiner è uno che ci sa fare sui 200, 19”75, e se nella tabella qua sotto non è meglio che settimo è per un trascurabile 10”71 datato 2015.

Rispetto ai punti attribuiti dalla tabella, ho preferito sommare i tempi delle tre prestazioni. Ne ha beneficiato Michael Johnson detto l’Espresso di Waco che, primatista del mondo dei 200 nel ’96, ha aggiunto anche il record dei 400 nel ‘99, proseguendo con il doppio scettro sino all’avvento di Usain Bolt nel 2008 e cedendo il dominio rimanente a van Niekerk nel 2016. Aggiungendo anche i 300, il sudafricano si avvicinerebbe di 4 centesimi (30”81 a 30”85) ma MJ terrebbe la testa in questo 1000 molto virtuale, corso a rotta di collo.

Ipotesi e constatazioni: se Bolt avesse dedicato qualche mese di lavoro ai 400, qui non figurerebbe con 45”28. E con 43”81 sarebbe in vetta.  

I supercombinatisti

Michael Johnson (Usa) 10”09 + 19”32 + 43”18 = 72”59
Wayde van Niekerk (Rsa) 9”94 + 19”84 + 43”03 = 72”81
Michael Norman (Usa) 9”86 + 19”70 + 43”45 = 73”01
Isaac Makwala (Bot) 10”20 + 19”77 + 43”72 = 73”69
LaShawn Merritt (Usa) 10”47 + 19”74 + 43”65 = 73”86
Steven Gardiner (Bah) 10”71 + 19”75 + 43”48 = 73”94
Usain Bolt (Jam) 9”58 + 19”19 + 45”28 = 74”05
Akeem Bloomfield (Jam) 10”42 + 19”81 + 43”94 = 74”17
Quincy Watts (Usa) 10”30 + 20”50 + 43”50 = 74”30
Rai Benjamin (Usa) 10”03 + 19”99 + 44”31 = 74”33
Fred Kerley (Usa) 10”49 + 20”24 + 43”64 = 74”37
Jeremy Wariner (Usa) 10”92 + 20”19 + 43”45 = 74”56
Danny Everett (Usa) 10”80 + 20”08 + 43”81 = 74”69
Bruno Hortelano (Esp) 10”06 + 20”04 + 44”69 = 74”79

 

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