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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Osservatorio / Qualche considerazione a Giochi conclusi

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Lunedì 26 Febbraio 2018

norge 2

I molti temi sul tappeto dopo lo spegnimento della fiamma. Dalla revisione della struttura federale per gli sport invernali, a un nuovo posizionamento delle trasmissioni TV.
 
di Luciano Barra

Ecco, così come sono arrivati, dal nulla, ora i Giochi coreani sono finiti. Cosa rimarrà? Basterà sfogliare i giornali e guadare le televisioni nei prossimi giorni per capire l’impatto che essi hanno avuto sulla nostra pubblica opinione. Forse, se l’apertura verso la Corea del Nord avrà un seguito, questi Giochi rimarranno nella storia non solo dello sport. Ovviamente differente sarà per chi come noi di Giochi Olimpici, di qualsiasi tipo, ne ha fatto una ragione di vita. E quindi tanti saranno gli episodi sportivi e non che restano nella nostra memoria e nel nostro cuore e che al momento giusto sarà opportuno ricordare. SportOlimpico ha trattato e raccontato quotidianamente quanto avvenuto in particolare con la nostra squadra (presente ai Giochi in misura record anche se bisogna ricordare sempre che le gare negli ultimi 20 anni sono passate da 69 a 102).

Non mi ripeterò. Ma mi pare giusto affermare, anche sommariamente, che l’Italia è andata bene raggiungendo l’obbiettivo della doppia cifra, obbiettivo tanto caro al presidente del CONI. Un medagliere, il nostro, a completa trazione femminile e con una medaglia di grande prestigio nella discesa libera. Fare un paragone, come è stato fatto con il 2010, mi pare artificioso, essendo stata quella la nostra peggiore Olimpiade degli ultimi 25 anni. Allora perché non dire il 50% in meno di Lillehammer? Rimane un fatto che ai Giochi le medaglie si contano e non si pesano. Non sarebbe giusto fare altrimenti nei confronti degli atleti che si sono preparati per quattro anni.

Sarà però opportuno dopo i Giochi, concluse e digerite le giuste celebrazioni, analizzare non solo a porte chiuse la situazione degli Sport Invernali se si vuole anche nel 2022 seguire un trend positivo. Per questo mi permetto di indicare alcuni aspetti che meritano attenzione. Il primo, che ha anche condizionato alcuni risultati a PyeongChang, è l’influenza negativa, sulle performance degli atleti, che hanno le varie prove della Coppa del Mondo. Se è vero che i Giochi Olimpici sono l’obbiettivo del quadriennio, motivo per cui il CONI finanzia in modo importante le due Federazioni Invernali, è anche giusto che i Giochi abbiano la loro priorità rispetto le altre manifestazioni. Abbiamo visto alcuni paesi (leggi Norvegia, Francia e Svezia) fare delle scelte affinché i loro atleti arrivassero al massimo della forma al momento giusto. Da noi questa non è ancora una regola.

Ancora va fatta una riflessione più generale sugli sport che hanno contribuito al nostro bottino. Abbiamo vinto medaglie in 6 sport, sui 15 in programma, e come detto più volte dallo stesso presidente del CONI non abbiamo una disciplina (Arianna Fontana a parte) che ci permette di vincere più medaglie. Pensate che la Norvegia ha vinto 14 medaglie nello Sci di Fondo e che altri paesi (ancora Norvegia, Austria, Germania, Corea, Canada, Svizzera e Russia) hanno vinto almeno 7 medaglie in una sola disciplina. Per non parlare della situazione anomala dell’Olanda che vanta 16 medaglie nel Pattinaggio di Velocità.

Conviene mantenere solo due federazioni invernali?

Questa valutazione apre un discorso che meriterebbe di essere affrontato subito: ma è giusto che in Italia tutte le discipline degli sport invernali siano raggruppate in 2 sole Federazioni rispetto alle 7 riconosciute a livello internazionale? Già immagino le rimostranze di quelli che pur di risparmiare qualche spicciolo vedrebbero accorpamenti a tutto spiano. Andrà bene per nuove discipline, ma non certo per quelle Olimpiche. Una disciplina meriterebbe immediatamente il riconoscimento di cittadinanza. Mi riferisco al Biathlon. Essere fratello minore dello Sci Alpino non aiuta l’evoluzione di questo sport bellissimo e che tanti successi ha dato in questi ultimi anni.

Obiettivo da porsi anche per lo Slittino, il Bob e lo Skeleton, Curling ed Hockey. All’interno delle discipline che fanno parte internazionalmente della FIS, e in Italia della FISI, sono ben 6 per il 50% delle medaglie in palio ai Giochi, meriterebbe una più marcata autonomia per Sci di Fondo, Freestyle, Snowboard e le altre. Lo stesso dicasi per Pattinaggio di velocità e Short Track che internazionalmente sono sotto la gestione dell’ISU.

Tutte queste discipline, ad eccezione dello Sci Alpino, hanno un comune problema: il bassissimo numero di tesserati. Per qualcuna delle discipline ho sentito parlare di un massimo di 100 tesserati a livello nazionale. Pensiamo cosa meriterebbe fare in maniera più strutturata per travasare i tesserati del pattinaggio on-line a quello su ghiaccio (velocità e short track). In questi sport, vista la bassa concorrenza internazionale, esiste già un rapporto diretto fra quantità e qualità. Cosa che non vale per gli sport dei Giochi Estivi.

È vero che lo scorporo di alcune discipline in una nuova federazione può costare. Ma è anche auspicabile che qui il presidente del CONI, e l’attuale Segretario Generale, farebbero bene a riunirsi con il Commissario della Federcalcio e della Lega per studiare come ridurre il contributo del CONI alla FIGC, sulla strada dell’azzeramento, per reperire nuovi fondi da utilizzare per queste nuove Federazioni.

La prossima edizione dei Giochi Invernali sarà di nuovo in Asia, questa volta in Cina. Clima, temperature e qualità della neve torneranno ad essere un problema. Ecco che questo aspetto necessita di essere affrontato in maniera più sistematica e non lasciato in gestione alle singole Federazioni. Non meriterebbe, ad esempio, il coinvolgimento di Leonardo (la ex-Finmeccanica)?

PyengChang ha segnato anche un risultato negativo. Quella della mancata elezioni di Armin Zoeggler quale membro del CIO in quota atleti. Fra i sei candidati era il più titolato, motivo in più per cercare di capire cosa è accaduto. Pensavamo che la celebrata Casa Italia servisse anche per queste operazioni di lobbying visto che non serve certo, come spesso si sbandiera, per giustificare la spesa, per far mangiare i nostri atleti che ci vanno solo a gare svolte. Non va dimenticato che dopo Manuela Di Centa, che è stata eletta per un totale di 12 anni come membro del CIO, noi abbiamo subito una serie di brutte sconfitte con Antonio Rossi, Pietro Piller Cottrer ed anche Alessandra Sensini, con una candidatura interrotta a metà.

La necessità di confrontarsi sul piano internazionale

Come annunciato in via di presentazione la Norvegia ha stravinto il medagliere, che ha visto un record di 30 C.O. a medaglia, sia che venga letto all’Europea, quindi in base alle medaglie d’oro, o alla Nord Americana, in base alla quantità di medaglie. La Norvegia con 5 milioni di abitanti ha battuto la Germania che ne ha 82! Va però anche detto che la Germania ha iniziato i Giochi sapendo che nel 50% delle gare non avrebbe potuto vincere medaglie. La Norvegia ha battuto il record del Canada che a Vancouver aveva vinto 37 medaglie ed insieme alla Germania ha eguagliato il massimo delle medaglie d’oro, 14 sempre del Canada a Vancouver. Va notato come gli Stati Uniti abbiano vinto medaglie in 11 sport e come, avvantaggiati dalla “azzoppatura” della Russia, Norvegia, Germania e Canada siano andati tutti insieme oltre le 30 medaglie.

Avendo avuto modo di conoscere bene alcuni dei dirigenti della Norvegia del passato (da Arnie Myrwold, Gerhard Heiberg, Hans Skaset e Sven Arne Hansen) io credo che un check-up programmatico su quanto fa la Norvegia sarebbe utile. Meriterebbe soprattutto capire cosa loro fanno con la preparazione multidisciplinare e con progetti di motivazione dalle nostre parti sconosciuti.

Un ultimo commento su quanto abbiamo visto in Televisione. Non mi esprimo sul prodotto offerto dal CIO tramite il proprio braccio operativo OBS, per non essere accusato di partigianeria famigliare. Ho profittato dell’abbuono dato dal nostro Governo nel cancellare il balzello per l’abbonamento alla RAI per i 75enni per acquisire sia Mediaset Premium che Eurosport Player. Avevo quindi insieme al canale della RAI (RAI-2 ed alternativamente RAI-Sport) e, quando necessario, ARD e ZDF, una scelta di circa 9 canali, non ho quindi perso nulla, grazie anche alle opportune registrazioni.

Devo dire, visto che ero stato scettico in presentazione, che la RAI ha fatto un buon lavoro considerando le limitate ore rese disponibili dal contratto sui “secondi diritti”. L’aver finalmente implementato lo studio centrale che distribuiva di volta in volta immagini ed interviste è stata la soluzione migliore. Quella che da anni fanno tutte le moderne reti televisive. Merito ed “indennità sonno” ad Amadeo Goria ed Ivana Vaccari, le cui occhiaie mi hanno fatto spesso spavento e a Sabrina Gandolfi, anche se il regista avrebbe dovuto evitare di inquadrare la parte inferiore del suo improponibile … pigiama. Persino il Televideo Sport della RAI ha fatto molto bene. Risultati e Medagliere aggiornati al minuto. Ha avuto solo alcune defaillance nel secondo e terzo weekend.

Eurosport ha fatto un lavoro più completo ma anche per questo più difficile ed ha potuto utilizzare un super asso come Massimiliano Ambesi che sa di Sport Invernali più di tutti gli altri commentatori, inclusi quelli della RAI, messi insieme. Certo che sia la RAI che Eurosport, causa i commentatori dislocati a Roma e a Milano, hanno tolto dalle telecronache molto del pathos che hanno reso famosi telecronisti come Niccolò Carosio o Alberto Giubilo.

Superato PyeongChang, considerando che i diritti dei prossimi Giochi di Tokyo e Pechino sono – come in Corea – in mano a Discovery, sarà bene che la RAI, anche con l’aiuto del CONI e con la protezione del CIO, risolvano per tempo la questione dei primi e secondi diritti per l’Italia. Ridursi all’ultimo minuto come è accaduto questa volta non è possibile.

Concludendo spero che, qualunque sia il futuro Governo italiano, mantenga l’esenzione del canone RAI per i 75enni, così potrò vedere anche i prossimi Giochi, sempre se Dio vorrà.

 

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