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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Italian Graffiti / Gli improbabili anniversari della "Gazzetta"

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Venerdì 19 Gennaio 2018

zauli-consolini 2

di Gianfranco Colasante

In una recente intervista televisiva, Eugenio Scalfari ha affermato che tutti gli anni che si chiudono con l'8 sono destinati ad avere scarsa fortuna. Non so se il fondatore di Repubblica abbia ragione o, piuttosto come sostiene l'ingegner Carlo De Benedetti che del quotidiano romano è da sempre il finanziatore, non possegga più la verve di un tempo nè disponga delle necessarie informazioni. Dibattito tutto interno alla sinistra intellettuale dal quale meglio tenersi fuori, ma resta vero che - sfortuna a parte - nell'anno olimpico 2018 cadranno molti anniversari importanti per lo sport italiano. Circostanza che ha spinto la Gazzetta dello Sport a stilarne una lista, diciamo così, ragionata. Un elenco che, per restare in tema, colpisce più per la carenza di informazioni che per la retorica dei luoghi comuni che la innerva.

Ed ecco, immancabile sia pure con qualche reminiscenza, irrompere Gino Bartali che con la sua vittoria al Tour blocca la rivoluzione proletaria in Italia. A seguire, l'affermazione perentoria che ai Giochi Olimpici dell'agosto 1948 gli italiani vengono accolti (a differenza di tedeschi e giapponesi) grazie all'apprezzamento che gli inglesi, padroni di casa, avevano per la nostra Resistenza. Tesi rischiosa e almeno un po' azzardata per un giornale che occhieggia alle curve.

A parte la circostanza che la strada olimpica - dopo che il CONI era stato "rifondato" in chiave democratica da Giulio Onesti e Bruno Zauli (nella foto, sulla via di Londra assieme ad Adolfo Consolini e Beppe Tosi)  - la squadra azzurra l'aveva già ripresa sei mesi prima a St. Moritz, sfilando per la prima volta dietro il tricolore repubblicano in occasione dei Giochi Invernali, c'è da fare qualche considerazione "storica".

Premesso che il sentimento post-bellico diffuso tra la popolazione britannica era decisamente anti-italiano, (e come poteva essere diversamente dopo cinque anni di guerra, con le macerie ancora fumanti?), una certa antipatia verso di noi permaneva anche negli ambienti governativi. Dove non si era dimenticato che l'italiano che aveva avuto la parte più rilevante nell'organizzazione dei primi nuclei resistenziali - il banchiere Alfredo Pizzoni-, il solo accreditato presso i servizi inglesi e grazie al quale s'era aperto l'ingente flusso dei finanziamenti alleati alla Resistenza, a guerra conclusa e a nome della nascente partitocrazia era stato accompagnato alla porta del CNL. Senza neppure lo straccio di un grazie. Forse la lettura di qualche pagina di Renzo De Felice sarebbe di aiuto. Ma lasciamo i grandi temi alla Gazzetta, e che a noi non competono, e torniamo alle piccole cose.

Nella rievocazione, a parte il doveroso omaggio al cinquantenario di non so quale vittoria del Milan berlusconiano, non si sa mai, per il resto non c'è molto altro. E invece le occasioni non mancherebbero. Si sarebbe potuto, tanto per restare alle radici, ricordare che nel 2018 cade il 130° anniversario della fondazione del Rowing Italiano, la federazione di canottaggio costituita a Torino nel marzo del 1888. E a cui si riconosceva tale autorevolezza tanto da consigliare de Coubertin ad adottarne in toto i codici di regata per i Giochi Olimpici.

In questa lotteria della dimenticanza, si sarebbe fatta cosa grata e giusta nel rammentare da un pulpito importante che - sempre nel 2018 - la federazione calcio, sì proprio quella di cui tanto si parla oggi, taglierà il traguardo del suo 120° genetliaco. Mancanza tanto più inspiegabile visto che proprio in questi giorni il quotidiano, sempre più calcio-centrico, annuncia con enfasi di aver allargato le sue pagine anche ai tifosi di Cagliari e a quelli del Toro dell'editore Cairo.

Si potrebbe continuare - ma qui il terreno si fa un po' scivoloso - rammentando ai più distratti che nel 2018 cade anche il 110° anniversario della costituzione dei CONI, almeno a stare alla storia e alle carte e ai documenti del CIO. Il nostro Comitato Olimpico venne infatti costituito a Milano, sede del Touring, nel giugno del 1908, appena in tempo per allestire la squadra olimpica da inviare nella Londra di Edoardo VII. Che poi, e non si sa perchè, l'attuale management del Foro Italico abbia voluto posticipare la data al giugno 1914 - in piena Settimana Rossa -, con tanto di festa e diretta televisiva, resta un fatto tanto inconfutabile quanto inspiegabile. Scambiando un normale rinnovo di cariche quadriennali in vista dei Giochi di Berlino 1916, poi finiti in soffitta, con una fondazione vera e propria. Della quale, a quanto mi dicono, invano al CONI hanno cercato l'atto notarile.

Ma tant'è, il peso della riunione milanese del 1908 resta tutto. Semmai, si potrà obiettare, sarebbe stato più logico posporre il tutto al 1942 - quando, e per la prima volta, il CONI venne promulgato per legge. Oppure al 1946 quando fu "rifondato" all'ombra della Repubblica. Un piccolo, e innoquo, dibattito "storico" al quale, e per nostra fortuna, la Gazzetta si è tenuta estranea. Impegnata nel calcio-mercato.








 

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