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I sentieri di Cimbricus / "Stanno picchiando i nostri azzurri"

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Martedì 7 Novembre 2017

belfast-1957

di Giorgio Cimbrico

In caso di mancato traguardo, Tavecchio e Ventura hanno parlato di catastrofe, di apocalisse: sono tutti e due abbastanza avanti con gli anni per ricordare quando per l’unica volta l’Italia non prese parte alla fase finale del Mondiale che si chiamava Coppa Jules Rimet e prevedeva l’assegnazione di un trofeo piccolo e fascinosamente liberty. Se i giorni scorsi hanno segnato il centenario di Caporetto, il calendario sta per offrire il sessantesimo di Belfast, in un’ouverture di ostilità accese che sfociò in un ko, con la coda di un terremoto al vertice che completò uno dei tuffi senza paracadute del calcio italiano. Otto anni dopo sarebbe stava la volta di Middlesbrough. Così, non resta che fare un po’ di story-telling, come usano dire certi sciagurati.

1957, quattro partite per guadagnare la fase finale: a quel tempo le formalità erano più rapide. Il Portogallo non è un ostacolo che possa far paura all’Italia di Ottorino Barassi, alla squadra di Alfredo Foni, al singolare direttorio tecnico formato da Pasquale (che portava sempre calzini bianchi e la cui presenza in tribuna era sempre puntigliosamente rilevata da Nicolò Carosio), Marmo, Tentorio e Angiolino Schiavio. L’altra avversaria è l’Irlanda del Nord. Chi la conosce? Infatti gli azzurri la battono: 1-0, punizione di Cervato, difensore viola.

L’entusiasmo non è alle stelle, ma intanto si è vinto. A quel punto, una vittoria a Lisbona ed è fatta. Solo che, nell’unica partita in azzurro giocata da “Petisso” Pesaola finisce 2-0 per chi ospita. E’ l’Italia degli oriundi, e all’estero il nuovo costume non è visto di buon occhio. Nel giro, Ghiggia e Schiaffino, che sette anni prima avevano annichilito il Brasile al Maracanà, Montuori che proprio l’aspetto di italiano non ce l’ha. E qualcun altro che presto salirà in scena.

La data per il faccia a faccia con i nordirlandesi è il 4 dicembre. Giorni di nebbia spessa, spessissima. Gli azzurri bene o male a Belfast riescono ad arrivare, l’arbitro, l’ungherese Zsolt, si arena a Londra e da lì non si muove più: chiude anche il traghetto Liverpool-Belfast. Uno di quei giorni in cui i vecchi inglesi sentenziavano: “Nebbia sulla Manica, continente isolato”. Windsor Park, tettoie basse, stillanti umidità. Tutto esaurito e pubblico ululante all’annuncio che si giocherà ma sarà un’amichevole.

“Gli italiani non hanno accettato di essere arbitrati dal nostro Mitchell”, annunciano al microfono. Non è vero niente, è il commissario FIFA che ha deciso, ma il pubblico intanto si è infiammato. La partita va via abbastanza piacevole (2-2) ma è nella coda che abita il veleno: invasione di campo, fuga. Rino Ferrario, detto Roccia, difensore della Juventus, si attarda. Botte prese e date. “Stanno picchiando i nostri azzurri”, grida Carosio al microfono, per la serie frasi celebri.

Il “ciak si gioca” è fissato per il 15 gennaio. Nel frattempo l’Italia fa a fettine il Portogallo (3-0, due gol di Gratton e uno di Pivatelli) ma come giochi non lo sa nessuno: a San Siro la nebbia è così fitta che la cronaca di quel che è avvenuto è affidato alle interviste. A questo punto, con un pari è fatta. Preso atto dell’indisponibilità di Gratton (mal di gola), Foni ha la bella pensata di varare una linea di avanti per quattro quinti oriunda affiancando anche Da Costa a Montuori e alla coppia Ghiggia-Schiaffino. Non ci dovrebbero essere problemi e per di più la nebbia torna a metterci del suo, bloccando in Inghilterra il portiere titolare, Gregg. Il sostituto, Uprichard, è conosciuto come un assiduo cliente dei pub di Belfast, una delle poche attrattive offerte dalla città.

Il flm della gara sembra girato da Dario Argento o da Wes Craven: I nordirlandesi, maglia verde con croce celtica, ispidi come istrici, segnano con Cush, raddoppiano con McIlroy. Gli azzurri accorciano con un grottesco gol di Da Costa, un tiro da 35 metri su cui Uprichard, che già sogna festeggiamenti birrosi, non interviene. Ci sarebbe ancora il tempo, ma dodici minti dopo Zsolt caccia Ghiggia per un tentativo di reazione su McMichael che dall’inizio lo bracca e lo massacra. E’ finita, fuori. Giulio Onesti, presidente del Coni, nomina Bruno Zauli commissario straordinario. Si chiudono le porte sull’era di Barassi e vengono aperte quelle che portano al vertice il giovane Umberto Agnelli.

Suona quasi consolatorio il comportamento dell'Irlanda del Nord in Svezia, nell'unica fase finale dei Mondiali che vede la partecipazione di tutte e quattro le britanniche: vittoria con la Cecoslovacchia, sconfitta con l'Argentina, pari con la Germania Ovest campione di carica, vittoria nello spareggio con i ceki. Ai quarti, travolta 4-0 dalla Francia di Fontaine, Wisniewski, Kopa, Piantoni, destinata a un terzo posto conquistato a suon di gol.

Belfast 1957. Nella foto di Sport Illustrato, da sinistra: l'ala destra Bingham, poi Chiappella, Cervato, Gratton e Segato.

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