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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Calcio / Le incertezze e i distinguo della giustizia sportiva

Mercoledì 23 Ottobre 2013


curva


Dal razzismo agli insulti “territorialmente discriminatori”, il passo è breve, come insegna anche ai più distratti il calcio malato dei nostri giorni. Che sport, almeno al massimo livello, non lo è più da tempo, trasformatosi com’è in uno spettacolo (si fa per dire) senza regole e, soprattutto, senza bilanci in ordine. Uno squarcio sul presente, figlio del nostro tempo, direte, ma che si fa una certa fatica ad accettare come metafora della nostra vita quotidiana. Ma tant’è. In tale direzione vanno le recenti decisioni del giudice sportivo (Giampaolo Tosel) con la chiusura delle curve – poi, chissà perché, solo quelle, come se gli altri settori fossero riservati solo alle educande – ad ogni sospir di canti al vento. Elevati contro tutto, gli avversari in campo, ma non solo. Con una certa apprezzabile fantasia rivolta anche contro chi si trova al momento lontano, ma pur sempre “nemico” dei propri colori. E allora giù con le sentenze, curve chiuse e tutti davanti ai televisori.

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Impianti / Si riparla della “Citta' dello Sport” di Tor Vergata

Martedì 8 Ottobre 2013

Sembrerebbe, allora, che sia stato riaperto il polveroso dossier di Tor Vergata: la “Città dello Sport” che doveva essere pronta – all’epoca di Veltroni sindaco – per i Mondiali di nuoto del 2009 (quelli di Diacetti e Malagò) e che si era arenata in cento pastoie. Per chi non ricorda, proprio nell’ufficio di Veltroni, il 20 febbraio 2006 erano stati siglati gli atti per una società Comune di Roma-Federnuoto che doveva gestire l’organizzazione dei Mondiali, dei quali Malagò era stato designato presidente. Terreno scelto, quello che circonda l’università di Tor Vergara. Lavori affidati all’archistar Santiago Calatrava che aveva designato arditi ghirigori di cemento, poi abbandonati per anni all’incuria malgrado le centinaia di milioni costati (pare 250). Come fotografia del nostro bel vivere, c’erano state anche un paio di inaugurazioni anticipate. Poi il silenzio. Le gare mondiali erano tornate al Foro Italico – su più affidabili impianti costruiti negli anni Trenta – e della “città dello sport” nessuno aveva parlato più per anni.

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CIO / Thomas Bach nuovo presidente. Restera' in carica (almeno) fino al 2021.

Giovedì 12 Settembre 2013

bachrogge


E’ il sessantenne tedesco Thomas Bach il nono presidente del Comitato Olimpico Internazione fondato il 23 giugno 1894: questo il responso delle elezioni tenute all’Hilton di Buenos Aires il 10 settembre nel corso della 125ª Sessione. Succede al chirurgo belga Jacques Rogge – in carica dal 16 luglio 2001 – ex-velista con tre partecipazioni olimpiche alle spalle, rimasto alla guida il CIO negli ultimi tre quadrienni, i più difficili nella storia secolare dell’organismo. Toccherà ora a Bach – ex-fiorettista vincitore di un oro olimpico a squadre a Montreal 1976 –, affermato uomo d’affari ed avvocato, indirizzare il CIO verso acque meno insidiose e restituire al Comitato una autorevolezza oggi intaccata dall’asservimento a un certo potere economico (leggi sponsor e televisioni) e l’occhiolino a una certa geo-politica dettata dalla “globalizzazione”. Non per nulla, in questi anni di cambiamenti, della “mission” del CIO resta poco più che un ricordo, mentre lo sport appare ingabbiato nelle sue profonde contraddizioni, su tutto doping diffuso e flussi di denaro. Un compito enorme quello che cade sulle spalle di Bach che lo dovrà affrontare in pratica da solo, non potendo contare su un Esecutivo altrettanto nuovo. Nuovo leader, vecchio governo: una riprova di come appaia sempre più anacronistico, nel nostro secolo, un organismo fondato nell’Ottocento, con regole e liturgie sempre più datate.

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CIO / Prevale il buon senso: la Lotta rientra nei Giochi

Martedì 10 Settembre 2013

Di chiunque sia stata la paternità della bislacca proposta – escludere la Lotta dal programma dei Giochi per far posto ad altra disciplina più … moderna – l’assemblea del CIO vi ha posto rimedio nel corso della 125ª Sessione tenuta a Buenos Aires. Lo scorso maggio l’Esecutivo aveva temporaneamente messo alla porta uno degli sport più antichi, inserito nel programma olimpico sin dal 708 a.C. La decisione aveva sollevato proteste un tutto il mondo, non solo in quella parte che pratica la Lotta con più assiduità, come gli Stati Uniti o le nazioni dell’est europeo. Secondo alcuni osservatori l’idea iniziale andrebbe attribuita allo stesso Jacques Rogge che l’aveva imposta all’Esecutivo: sarebbe stato, per l’ex-chirurgo belga, la maniera peggiore per concludere il suo regno al vertice del CIO, dodici anni che non passeranno alla storia, comunque, come il più produttivo per il movimento olimpico.  

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CIO / I Giochi 2020 assegnati a Tokyo. Per il 2024 si riapre il capitolo Roma.

Domenica 8 Settembre 2013

”Tokyo 2020 We Beliewe” era la scritta che illuminava il tempio Zojoji. Chi l’aveva apposta aveva visto giusto. Toccherà infatti a Tokyo organizzare i Giochi della XXXII Olimpiade (le date: dal 21 luglio al 9 agosto; nel 1964 si era gareggiato a metà ottobre). Questo il responso della 125ª Sessione del CIO tenuta all’Hilton di Buenos Aires sabato 7 settembre. Alla capitale giapponese – una megalopoli da 13 milioni di abitanti – sono bastate due votazioni per eliminare prima Madrid e poi rintuzzare le ambizioni di Istanbul. Alla prima chiamata, con 94 votanti (esclusi i membri dei paesi interessati), Tokyo ha avuto 42 preferenze, con Madrid e Istanbul alla pari con 26, tanto che per eliminare una delle contendenti si rendeva necessario il ballottaggio: prevaleva Istanbul per 49 a 45. Alla sfida finale, con i voti madrileni spostati sui nipponici, la proposta di Tokyo aveva largamente la meglio raccogliendo 60 voti contro i 36 dei turchi (più una astensione). Questo per la cronaca. Più articolate le considerazioni che scaturiscono dalla votazione. La prima riguarda, almeno nelle intenzioni, una scelta operata all’insegna della sicurezza, lontano da scommesse o avventure, come era capitato per Pechino 2008 o Rio 2016.

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