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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Pallavolo / Nella Finanziaria due milioni per i ... mondiali di volley

Venerdì 20 dicembre 2013

Che la finanziaria (o legge di stabilità, se più vi piace) sia “un vestito cucito male” – come ha scritto un importante giornale – è un dato di fatto. Si tratta di un insieme raffazzonato di spese e di tagli (più le prime che i secondi) che riusce a scontentare tutti: dai sindacati alla confindustria. Come è noto, in questa legge che un tempo si chiamava “omnibus”, per la capacità di raccattare per strada ogni proposta, in barba alla ventilata “spending rewiew”, si trova di tutto. Come quella legge sugli stadi che porta la firma del pensoso Dario Nardella (la fedele ombra di Matteo Renzi) e che spalanca autostrade per costruttori e club calcistici, ma della cui stesura, per inciso, ora si lamentano in tanti (ma sull’argomento ci sarà ancora molto da parlare …). In questo mare di norme e di promesse, spicca – per restare al nostro orticello – un finanziamento di ben due milioni di euro per la federazione pallavolo: scopo, l’organizzazione dei mondiali femminili del 2014. Avete letto bene: due milioni di euro per la ... pallavolo.

Quello del finanziamento pubblico a sostegno delle ambizioni internazionali dei nostri dirigenti sportivi, chiamiamoli così, è una piaga che non accenna a guarire. Li ritroviamo sempre pronti a proporre questa o quella manifestazione, dalle Olimpiadi in giù, ovviamente con impianti e assunzioni di esperti vari a gravare sui nostri bilanci. Uno sport sempre più professionale, quello italiano, ma che resta affidato a dirigenti che guidano le diverse federazioni da puri dilettanti. E con quella arroganza che non guasta (e senza rimetterci un soldo di tasca propria). Curiosamente, a fronte della radicata tendenza “alle organizzazioni” di casa nostra, si oppone la latitanza di nazioni con economie molto più solide: Stati Uniti, Germania, Regno Unito, tanto per fare qualche nome.

Ma la spiegazione è semplice. Sta nella facilità con cui gli eventi sportivi trovano da noi finanziamenti pubblici a pioggia. Insomma, se la federazione pallavolo – con un presidente che siede su quella poltrona da una ventina d’anni – si propone di organizzare un altro mondiale, femminile o maschile che sia, lo faccia pure, ma si procuri prima i soldi. Perché mai le spese faraoniche che ciò comporterà dovremmo sostenerle tutti noi? Specie dopo i recenti dati dell’ISTAT sulla povertà e sulla disoccupazione e i tagli operati in ogni comparto, dall’assistenza ai disabili alla scuola. Siamo sicuri che i soldi (tanti) necessari per un mondiale – per di più di scarsa risonanza – siano quattrini spesi bene? E, soprattutto, a reale vantaggio della collettività? Non sarà il caso di ripensarci e spendere quei due milioni per qualche motivo più serio? 
 

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