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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Piste&Pedane / Che ne dite di un Miglio con le siepi?

Lunedì 24 Giugno 2024

 

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E’ la modernità, bellezza. Le nuove strategie della WA non puntano solo ai soldi, che pure sembrano costituire il nocciolo del futuro. Ma anche porre mano a una revisione dei programmi tecnici ampliando la platea globale degli eventi.

Gianfranco Colasante

Realismo o voglia di cambiamento? Il primo segnale arrivò qualche anno fa, quando alla IAAF (la prima “a” era per un anacronistico “amateur” …) venne rifatto il look presentandola come un più accattivante World Athletics, un acronimo WA che non aveva neppure il pregio dell’originalità (esistendo da tempo un World Archery e, in seconda, una World Aquatics per nuoto e assimilati).

Ma sotto l’impulso di Lord Coe il restyling sta andando avanti alla grande. Con la rottura di una ultrasecolare (ultramillenaria?) regola: limitare il premio olimpico alla medaglia o, in qualche caso (Atene 2004), a una corona di alloro. L’annuncio che a Parigi i campioni olimpici avranno anche un assegno da 50.000 dollari, per un esborso complessivo di 2 milioni e 400 mila, ha sollevato appena qualche timida protesta da parte del CIO e, un po’ più vibrante, da parte di qualche federazione internazionale che non dispone delle stesse risorse della WA. Il cui bilancio attuale supera di poco i 58 milioni, come dire appena il doppio di quanto ha in banca la federazione italiana. Ma che dopo Parigi potrà contare sulla quota parte dei diritti televisivi distribuiti dal CIO pari a 40 milioni di dollari.


Certo, in un mondo dove impera l’ipocrisia più becera, come ci si può scandalizzare per un pugno di dollari in più? Visto che i più bravi e i più popolari hanno da tempo contratti milionari sottoscritti con le aziende del settore, pur con qualche inevitabile opacità: come capita dalle parti di casa nostra dove nessuno ha saputo (voluto?) tracciare una demarcazione tra soldi pubblici e privati. Ho uno stipendio da poliziotto ma sono soprattutto un professionista dello sport e col mio staff giro il mondo secondo contratti e ingaggi. Comportiamoci pure da professionisti, ma almeno lasciamo stare i “valori” come motore e motivazione. Jannik Sinner fa scuola.

Parliamo di soldi perché questo pare essere il vero nocciolo della questione. Una autostrada lastricata di dollari sulla quale si stanno incamminando in tanti: non per nulla gli organizzatori di Los Angeles ’28 si sono fatti subito premura di annunciare che loro, gli assegni, li estenderanno a tutto il podio olimpico! Con buona pace di Thomas Bach che sulla faccenda appare distratto e la cui vera priorità resta la rielezione. Che secondo alcuni pare minacciata proprio da Lord Coe. Il vecchio e il nuovo (si fa per dire) a confronto per una poltrona – quella del CIO – che pare sempre meno autorevole in uno scenario che cambia alla velocità della luce. E dove tutti si sentono in dovere di contare qualcosa, incarichi o soldi che siano.

Tutto era iniziato con la “Swimming League” del miliardario ucraino Konstantin Grigorishin che nel 2019 mise sul tavolo oltre 20 milioni di dollari per una sorta di circo acquatico che non ha lasciato alcun rimpianto (a parte i quattrini). Ma che ha creato esempi e stimoli e, perché no, nuove aspettative da parte degli atleti. In una recente intervista televisiva, Sydney McLaughlin sposata Levrone ha detto che, visto che “non girano abbastanza soldi nel nostro sport”, auspica che “arrivi presto gente che vuole investire su di noi”.

Ma tornando al restyling in atto –, dopo l’introduzione dei mondiali di corsa su strada e il rilancio delle World Relays (grazie al contributo cinese ... per rifare lo stadio di Nassau: misteri della geo-politica) – la WA ha appena annunciato la creazione di un “Ultimate Championships”, dizione un po’ funerea per una rassegna biennale di élite che partirà nel 2026: in campo 400 atleti d’una settantina di paesi, la crème de la crème, 8 o 16 prescelti per i concorsi o per le corse. Tutte rigorosamente brevi, come piace alle televisioni che pagano per lo spettacolo. Per i vincitori un bonus di 150.000 dollari ciascuno! Quale sia lo spirito, lo ha chiarito Jon Ridgeon, chief executive e non solo della WA che a queste faccende presiede e provvede: “There will be a strong focus on television audiences, with an aim to reach the biggest global audience possible. We truly believe this will be a game changer for our entire sport”. Ineccepibile.

Sulla scia si è inserita anche la AE – la federazione europea – che per la recente edizione di Roma ha inaugurato le “Gold Crowns”, in palio 50.000 dollari per i cinque migliori risultati tecnici per gruppi di gare per uomini e donne. L’esempio fa emulazione: così non ci si può scandalizzare se per l’anno prossimo è stato annunciato l’avvio di una “Track League”, general manager Michael Johnson (si, proprio lui, finora impegnato con le televisioni): non se ne sa molto, il solo punto fermo è che si partirà da un budget di 10 milioni. Certo, si ricorderà che già nel 1993, Mondiali di Stoccarda, la rassegna andò in archivio per le stupefacenti prestazioni delle mezzofondiste cinesi alimentate (si diceva) con “sangue di tartaruga” e la fiammante Mercedes per i vincitori. Ma quelli erano altri tempi: o meglio, eravamo alla preistoria. E c’era ancora spazio per scandalizzarsi.

C’è poi una postilla, che proprio tale non pare. In tema di innovazione, si può ricordare che la WA ha da poco diffuso le sue linee guida – “Pioneering Change” – per il periodo 2023-2027, come dire l’ultimo anno di servizio per Sebastian Coe. Muovendo dai risultati di una ricerca di Nielsen Sports secondo la quale “almeno 3/4 degli spettatori nella fascia 13-37 anni non guardano riprese televisive in diretta” preferendo gli highlights. Mentre ad oltre la metà della Generazione-Z – 12-27 anni – non interessano proprio i tradizionali format dello sport.

Da qui un cambio di strategia che – come visto – intende incoraggiare la ricerca di investitori e capitali esterni alla WA (che pare bene avviata), e soprattutto propone la revisione di alcune specialità, ad ora rimaste invariate sin dalla fondazione nel lontano biennio 1912-13. Coloro che ne sanno sostengono che l’idea abbia preso corpo dopo l’arrivo in WA di Marton Gyulai, già a capo dei Mondiali 2023 di Budapest (non per nulla prima sede degli “Ultimate”) e da quasi un anno “Director of Competition on Events” della stessa WA. Si presume in sintonia col potente Ridgeon.

Nel dettaglio, nelle stanze dorate di WA si pensa di introdurre una 4x100 Mista e una corsa sul Miglio con le Siepi (non è chiaro che fine faranno i 3000); una zona libera per lo stacco nei salti in estensione; più accurate misurazioni e criteri tecnologici per dirimere gli ex-aequo nei salti; nuovi attrezzi per il peso e il giavellotto femminili (anche se per le donne più opportuno sarebbe intervenire su disco e ostacoli dei 100H). Ma tant’è: vuolsi così colà dove si puote. Non resta che aspettare.



 

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