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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Se permettete, parliamo di liberta' (e di donne)

Martedì 18 Giugno 2024

 

globalizzazione 


“Nessuno analizza la globalizzazione che tanto piace tanto alla ‘gente che piace’ e che avrebbe dovuto risolvere ogni problema veicolando merci e persone. E che viceversa ha prodotto l'impoverimento della classe media, zoccolo dello sviluppo”.

Andrea Bosco

Lasciamo stare la democrazia. Churchill spiegava fosse “la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora“. Parliamo di libertà. E qui dai miei studi rammento cosa Balzac scriveva in “La pelle di zigrino“. E vale dire che: “il dispotismo fa illegalmente grandi cose, la libertà non si dà neppure la briga di farne legalmente di piccolissime“.

Io credo nella libertà di espressione, di pensiero e di voto. Ma non mi piace venga contestato violentemente il verdetto popolare, se quel voto è stato ottenuto in modo legale. Altrimenti non se ne esce: se vincono “quegli altri“ si va in piazza a contestare. Ma “quegli altri“ una volta hanno una maglietta. E la successiva ce l'hanno, magari, di un altro colore. Personalmente sono preoccupato se cresce il favore popolare verso partiti che sono intolleranti con la diversità, i diritti civili, l'immigrazione, la libertà di amare chi ti pare, la libertà di decidere se procreare o meno.

Sono preoccupato se il Parlamento diventa una osteria dove la rissa diventa prassi. Lo sono, preoccupato. Ma egualmente lo sono se chi prende a martellate in strada (e addirittura espatria per farlo) gli avversari politici, diventa un simbolo di lotta “radical“. Sono preoccupato per le manifestazioni di inciviltà, di intolleranza e di violenza nei confronti degli ebrei. Bullizzati nelle università, solo perché “ebrei“. Sono preoccupato per l'incapacità di analizzare quanto in Europa da anni sta accadendo. Se le “destre“ sono in crescita, specie tra i ceti più popolari, andrebbero studiati gli errori della sinistra, la cui politica evidentemente ha dirottato gli elettori prima verso i partiti populisti e ora verso le destre.

  

Colpevole globalizzazione 

Nessuno analizza quella globalizzazione che tanto piace tanto alla “gente che piace“. Globalizzazione che avrebbe dovuto risolvere ogni problema con la veicolazione, senza divieti, di merci e persone. E che viceversa ha prodotto l'impoverimento della classe media occidentale: lo zoccolo che ha sempre consentito alla società di progredire e svilupparsi. Oggi le merci costano meno, durano meno, sono di scadente qualità. Ma visto che i salari sono sempre più bassi (e, al contrario, il costo della vita sempre più alto) un numero sempre più esiguo di persone può permettersi di accedere persino a “quei“ prodotti.

Nessuno che voglia analizzare i “perché“ della crescita di quella che molti giornali definiscono ”onda nera“. Non basta andare in piazza. Servono le riforme: quelle che la sinistra non ha fatto, o ha fatto male. Non è detto che le destre di governo siano in grado (o vogliano) farle, le riforme. Ma se eviteranno di farle non oso pensare al possibile “dopo“.

L'ambiente dovrebbe essere una cosa seria da non lasciare agli attivisti di “Ultima Generazione“. Che pensano di risolvere il problema dell'inquinamento globale, imbrattando. L'inquinamento si risolverebbe imponendo a Cina, India, Stati Uniti, Russia, Sudafrica, Brasile (i maggiori inquinatori del Pianeta) di ridurre drasticamente l'uso dei combustibili fossili. Fosse necessario, mettendo dazi così elevati ai loro prodotti, da sconsigliare di continuare a farlo. Si rifarebbero mettendoli a loro volta sulle esportazioni europee? Diventeremmo certamente tutti più poveri, ma anche più sobri. Evitando magari di sprecare tonnellate di cibo ogni giorno, evitando di inquinare, evitando di “consumare“ forsennatamente come per decenni è stato fatto.

Vado controcorrente: il turismo selvaggio che caratterizza la nostra epoca, che ingrassa ristoratori, albergatori, commercianti in genere, agenzie di viaggio, trasporti aerei, ferroviari, automobilistici e navali, è la più grande jattura che l'uomo abbia prodotto. Il turismo di massa distrugge, non gusta, non pensa, non si sofferma. Il suo mantra è quello del selfie, non della riflessione davanti ad un'opera d'arte, a una chiesa o a un monumento o a un panorama.

Il turismo di massa è l'espressione più volgare del consumismo: “io ci sono stato e le mie foto lo testimoniano”. Fatevi un giro in Galleria a Milano: vedrete “mandrie“ umane che non sono interessate a capire in quale luogo meraviglioso si trovino. Sono interessate a farsi una foto davanti alle vetrine dei grandi marchi della moda. E' il capovolgimento del pensiero di Cartesio: non più “penso quindi esisto“. Ma “appaio, quindi esisto“. Lo aveva compreso decenni or-sono il genio marxista Guy Debord in “La società dello spettacolo“. L'effimero ha sopraffatto gli uomini e li condurrà alla rovina.


Cinismo alla Braidense  


Il mondo non è più quello reale, ma quello dei social. Cristina Fogazzi in arte (social) “Estetista cinica“ si è concessa una serata (pagata) alla Biblioteca Braidense di Milano per festeggiare il brand di cosmetici del quale è alla testa e che fattura 70 milioni l'anno. Le serviva lanciarlo in Spagna e allora ha fatto venire gli iberici a Milano, mica nella sala convegni di qualche Hotel, ma alla Braidense, tempio delle cultura, archivio di inestimabili tesori cartacei. Ne ha scritto indignato Vincenzo Trione sul Corriere della Sera. Ma ha spiegato Angelo Crespi, direttore della Pinacoteca di Brera, uomo di cultura e di eccellenti letture: “Il ministero decide i prezzi. E con il ricavato finanziamo i restauri“. Da brividi.

Una volta i giornalisti trovavano le notizie consumando le suole delle scarpe. Oggi consumano i pollici alla tastiera esplorando i social. Carolina De' Castiglioni è una attrice di 27 anni che – ha raccontato Anna Gandolfi, sempre sul Corrierone – sta spopolando su Instagram (e dove se no?) con degli sketch umoristici che richiamano alla “sciura“ meneghina resa celebre da Franca Valeri. Sentite De' Castiglioni: “La sciura milanese alle 16,00 ha archiviato il pranzo – un sandwich, ma solo un morso –, recuperato i ragazzi al Collegio San Carlo, portato la Ceci a equitazione e Guido Maria al calcio (che trauma: faccia golf) ed è diretta dalla Costanza per (s)parlare di tutti. Meta: Romanengo e non Marchesi che a quell'ora è un caos“.

Almeno De' Castiglioni sa far ridere e visto che vive in un monolocale di 45 metri quadrati, a differenza del suo personaggio, non se la “tira“. Una delle tante storie di donne. Quelle da prima pagina come in Italia Giorgia e Elly. Come in Francia Marine Le Pen che ha messo in crisi la presidenza di Macron. Come la baronessa Ursula che forse continuerà a comandare la nave continentale. Come Michelle Obama che (a sorpresa) potrebbe correre per i democratici alla presidenza USA al posto del traballante Biden dato per perdente da ogni sondaggio rispetto a Trump.

Il mio pensiero va alle tante donne e ragazze stuprate e a volte uccise da maschi infami per i quali servirebbe la “soluzione Bobbit“. E il mio pensiero va a Virginia, bella fanciulla di 23 anni che ho casualmente conosciuto al bar sotto casa mentre prendevamo un caffè, che si è laureata in Storia dell'Arte, che ha un lavoro in un noto marchio della moda, e che ha aperto una sua linea di bigiotteria. Insomma non tutti i giovani sono “stressati” dalla “fatica“ di vivere.

La "targa" di Nadia   

Infine voglio colmare una lacuna, a mio parere. Tutti (giustamente) in estasi per l'exploit di Tamberi agli Europei di atletica. E per quelli di Jacobs e Tortu (e i loro compagni) e di Fabbri nel peso. Un poco meno per l'oro di Palmisano e l'argento di Trapletti nei 20 km di marcia, l'argento della Iapichino e l'oro della martellista Sara Fantini che a Roma ha battuto la polacca primatista del mondo. E mi è piaciuto lo stile guascone di Mattia Furlani, argento nel salto in lungo maschile. Le medaglie sono tutte belle e (condivido l'ottimo Nicola Roggero collega di SKY) definire un quarto posto “medaglia di legno“ è uno sfregio alla fatica e all'impegno di chi per arrivare a quel risultato ne ha messi in fila tantissimi.

Ma per la mia emozione, che mi ha fatto schizzare dal divano (si fa per dire) gridando, l'atleta italiana copertina di questi Europei è stata la trentina Nadia Battocletti, figlia di Giuliano ex mezzofondista e dell'ottocentista marocchina Jawhara Saddougui, che ha vinto l'oro europeo prima nei 5000 metri e poi nei 10.000. Nei quali ai seicento dal traguardo ha messo il turbo e le avversarie hanno potuto prenderle solo il numero di targa. Mi ha coinvolto. Come sapeva fare Federica quando nell'ultima vasca faceva girare le eliche e non ce n'era per nessuna. Come hanno saputo fare Matilde Villa e le sue compagne con lo scudetto della Reyer. Come riesce a fare Bagnaia. E come, purtroppo, da tempo non riescono più a fare né la Ferrari, né la Juventus.

 

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