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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Osservatorio / Luci (molte) e ombre (poche) degli Europei romani

Sabato 15 Giugno 2024

 

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A bocce ferme un esame analitico dei vari aspetti che hanno decretato un insindacabile successo della rassegna. Al di là del bilanci tecnico, una valutazione che merita qualche riflessione. Anche per il futuro. Prossima fermata: 2026.

Luciano Barra

Ero al mio diciannovesimo Campionato Europeo (il primo a Budapest 1966 come inviato dell’ANSA!) e sicuramente, da italiano, è stata una delle più emozionanti edizioni a cui ho assistito. In queste righe spero di raccontare cose che si possono vedere e capire solo stando all’interno della manifestazione, cose positive ed anche meno positive. Analizzerò i vari aspetti in forma schematica.

LA SQUADRA ITALIANA – La migliore che abbiamo visto da tanti anni a questa parte. Non solo le nostre punte di Tokyo ma tutta un’altra serie di personaggi e prestazioni che in questi Campionati si sono consacrati. Credo che noi tutti, in primis la stampa, dobbiamo esaltare le nostre grandi stelle ma non a discapito di atleti/atlete che a Parigi potrebbero fare anche meglio.

Tralascio di citare nomi per scaramanzia. Ma in quest’occasione invece voglio citare chi non ha avuto gli onori della cronaca. Atleti/atlete come Coiro e Bellò, che prima o poi dovranno sbloccarsi, il pesista Weir, la pur brava ma sfortunata Ludovica Cavalli, gli ottocentisti Pernici e Barontini, il lunghista Randazzo, il triplista Dalla Valle e via di seguito. Sono tutti atleti che rischiano di rimanere nell’ombra schiacciati dalle prestazioni dei nostri migliori, ma anche loro potrebbero presto o tardi salire agli onori di grandi risultati.

Come già detto questa è stata senza dubbio la miglior performance della squadra italiana ai Campionati Europei. E mi pare giusto – come fa il presidente della FIDAL – sognare in grande in vista dei Giochi Olimpici di Parigi. Più cauto il DT Antonio La Torre – che ha il grande merito, insieme ai suoi tecnici, di questa squadra – che vuole stare con i “piedi per terra” e che ha ora il compito di gestire l’avvicinamento al grande evento. Ho avuto il piacere di parlargli in tribuna e mi sono permesso di consigliare una frenata nella partecipazione ai Meeting da qui a quando i veri Giochi inizieranno. Lo so che non sarà facile.

Stefano Mei tutte le volte che mi congratulavo con lui, mi ripeteva una parola che in questi mesi ha usato spesso: “culo”. Capisco l’ironia ma deve stare attento che poi qualcuno non si convinca di ciò. L’immagine del “fortunello della situazione” gli si addice anche fisicamente, ma non sfrutterei troppo la buona sorte.

Altro discorso merita il trionfalismo di chi non conoscendo la storia dell’atletica ha fatto paragoni fra il medagliere di Roma 2024 con gli altri importanti di Stoccarda 1986 e Spalato 1990. Personalmente sono contrario sia a paragoni di atleti di diverse ere che di manifestazioni svoltesi in decenni completamente differenti.

Non va mai dimenticato cosa era l’atletica Europea di quegli anni, quando l’Europa dominava nel mondo e vinceva dall’83% al 75% delle medaglie mondiali. Oggi fatica ad arrivare al 30%, qualche volta anche sotto questa percentuale. Il tutto va contestualizzato e va ricordato come, sia a Spalato che a Stoccarda, Unione Sovietica e DDR vincevano rispettivamente 55 e 65 medaglie. Ora loro, per diversi motivi, non ci sono più e gli altri si dividono le spoglie. È un nostro merito averne profittato.

Comunque quella che abbiamo visto è la più forte squadra che l’atletica italiana abbia mai avuto.

L’ORGANIZZAZIONE – Dopo le note vicissitudini post elettorali la preparazione ai Campionati è stata alquanto tribolata. Si è arrivati ad un buon risultato grazie a Sport e Salute, con la protezione del Ministro Andrea Abodi. Sia Diego Nepi, l’AD di Sport e Salute, che il Ministro a Campionati conclusi si leccavano i baffi anche se dovevano ammettere che era stato difficile. Importanti sono stati ovviamente alcuni inserimenti di esperti personaggi della FIDAL a dare garanzia di un corretto indirizzo tecnico della manifestazione.

La fotografia di tali difficoltà va letta in un fatto singolare: nel Programma Ufficiale Roma 2024, molto bello, su 70 pagine non ne esiste una con i nomi della struttura organizzativa. Conservo programmi di molte precedenti edizioni, incluso quella di 50 anni fa, dove il “chi è chi” dell’organizzazione è stampato a lettere cubitali. Aggiungete che l’organizzazione nell’ultimo anno non ha avuto una sede specifica, ma si è poggiata in diverse sedi e stanze. È un merito essere riusciti nonostante tutto questo ad organizzare un’ottima manifestazione anche se un esperto occhio ha potuto notare come molti dettagli organizzativi fossero zoppicanti.

LE ISTITUZIONI – Un capitolo a parte meriterebbe la presenza attiva del presidente Mattarella. Un giorno in forma ufficiale ed il giorno successivo – visto che si era divertito tanto – in forma privata. Tuttora la stampa parla della sua presenza, delle gag con gli atleti, in particolare con Tamberi anche in occasione della consegna del tricolore per i Giochi di Parigi. Uno spettacolo umano incredibile ed un onore speciale per l’atletica italiana. Con lui altre grandi cariche dello Stato. Avrei però voluto avere una videocamera e filmare le “gesta” di una quarantina di addetti al Cerimoniale e della Sicurezza e poi fare avere il tutto al Presidente stesso. Ne sarebbe rimasto rabbrividito. Avreste dovuto vedere la faccia di alcuni stranieri, in particolare quelli Nordici, che sono abituati a vedere i loro regnanti mischiarsi tra la folla come comuni mortali.

Detto dell’importante ruolo del Governo e della sua Agenzia (o braccio operativo) Sport e Salute, mi è sembrato il ruolo di Comune e Regione molto defilato. È vero che c’erano le elezioni Europee e la concentrazione dei politici era tutta rivolta a questo avvenimento. Ma queste due istituzioni potevano fare molto di più. Quelli del Comune erano forse troppo presi dal riconteggio dei voti!

Lunedì mattina, 10 Giugno, alle 7.30 di mattina il Comune di Roma, anzi Roma Capitale, ha deciso di potare degli alberi sulla Via Olimpica, nel punto che attraversa Villa Pamphili. Dall’albergo della EA invece dei normali 20 minuti per raggiungere lo Stadio Olimpico c’è voluta oltre un’ora. Per non parlare di quell’oggetto misterioso che affligge Roma: la mancanza di taxi. Credo che Roma ne abbia 7.500 contro i 15.000 di Madrid. La sera dopo le gare ho visto nugoli di stranieri attendere un taxi fino all’una di notte. L’anno prossimo c’è il Giubileo: saremo in grado di accogliere gli stranieri in maniera efficiente?

Il CONI? Grazie ai prossimi Giochi potrà uscire dal “cono d’ombra” in cui si trova e si è trovato anche in questi Campionati. Il prossimo turno elettorale post olimpico ci dirà quale CONI vedremo, al momento è surclassato da Sport e Salute. Della FIDAL, la nostra Federazione dell’atletica, parlerò più avanti.

IL PARCO DEL FORO ITALICO – Il Foro Italico, lo Stadio Olimpico e lo Stadio dei Marmi: uno splendore. Il Foro Italico & Co. supera per bellezza, ed ora anche per duttilità d’uso, il famoso Olympia Park di Monaco di Baviera. Anche questo è un merito di Sport e Salute. Questa istituzione è un’Agenzia Governativa che è riuscita, con capacità ed intelligenza, a superare le difficoltà burocratiche che assillano ogni ente di tale natura ed a trasformare il Foro Italico in un luogo di intrattenimento.

Una volta che si riuscirà a coprire il Centrale del Tennis si avrà un nuovo importante asset che permetterà un utilizzo più duttile soprattutto per tutto l’anno e non solo sportivo. Il Foro Italico, anche per far quadrare i conti sulla sua futura gestione, merita di diventare un luogo di visita a pagamento. E, confesso il mio sogno, di mettere in commercio tutta una serie di gadget a partire da un DVD sulla storia del Foro Italico ed in particolare dello Stadio Olimpico. Spero di vedere tutto ciò prima di passare a miglior vita. Lo Stadio dei Marmi per i Campionati, nonostante le sue difficoltà storiche tipiche di un monumento così maestoso, era stato preparato per i Campionai in maniera funzionale e spettacolare. Ho sentito solo complimenti da parte dei dirigenti delle varie squadre.

Infine la pista dell’Olimpico e la pedana di salto in lungo/triplo sopraelevata. Ambedue hanno permesso risultati tecnici di altissimo livello. La pista in particolare mentre per quanto riguarda la pedana sopraelevata c’è da domandarsi quanto certi risultati di livello mondiali non siano stato aiutati dalla sua evidente elasticità. Le prossime gare internazionali lo diranno.

La pista merita un commento a parte. La Mondo di Gallo D’Alba è un esempio importante del Made in Italy Sportivo e deve essere considerato un orgoglio Italiano: 13 edizioni dei Giochi Olimpici. Eppure due anni fa, grazie ad inspiegabili spinte della EA e della FIDAL, la Mondo stava per essere esclusa dal bando gara che prevedeva l’invito limitato ai produttori di manti “colati” e non di quelli “prefabbricati”. Sarebbe stato uno scandalo nazionale. Ed il tutto perché una delle ditte concorrenti, non italiana, stava diventando sponsor delle EA e della FIDAL. Ed infatti il nome di questa ditta ha fatto parte dei vari pannelli pubblicitari intorno alla pista durante i Campionati! Anche qui bravo è stato Diego Nepi a portare la barra (!) a dritta e salvare l’onore dell’Italia ed a fare una scelta che è andata a tutto vantaggio degli atleti.

LA FEDERAZIONE – La FIDAL – a parte il Presidente Mei – è stata la grande assente di questi Campionati. Al momento di partire giovedì mattina un importante dirigente della Federazione Europea nel farmi i complimenti, in quanto italiano, mi ha detto una frase che merita una riflessione: “Grande l’atletica italiana meno la FIDAL”.

Lui aveva vissuto tutto le tribolate vicissitudini organizzative degli ultimi anni e quindi era in grado di leggere le varie differenziazioni. Ma non è solo questo. C’è molto di più. Un Campionato come questo – e sarà difficile prevedere un’altra grande manifestazione nei prossimi dieci anni – meritava un diverso coinvolgimento di tutta l’atletica nazionale. Doveva essere l’occasione per una pacificazione degli animi con bando ai licenziamenti, alle squalifiche e le sospensioni a divinis. Tutti insieme appassionatamente. Ma c’è di più e porto due esempi banali: la base dell’atletica, come di tutti gli sport, è fatta dai dirigenti volontari delle società e delle varie strutture. Sentire che la FIDAL ha inviato una lettera ai suoi Consiglieri ed ai Presidenti Regionali offrendo loro solo due giorni per assistere alle gare è un nonsenso. Ma perché uno deve dedicare tempo e denaro per anni facendo un lavoro spesso oscuro e poco visibile se, quando è il momento di raccogliere gli onori, sei tagliato fuori da tutto?

Molti di loro avrebbero fatto foto e stretto mani con i nostri campioni e forse anche con il Presidente della Repubblica e qualche ministro e sarebbero tornati a casa orgogliosi e più motivati. L’altro esempio è quello di non aver invitato in forma ufficiale tutti i Campioni Europei del passato. Non sono tantissimi e qualcuno di loro vive a Roma e dintorni (Pamich, Frinolli, Morale), ma anche Sara Simeoni, Maria Guida, Libania Grenot, Anna Incerti, Alessandro Lambruschini, Alberto Cova, Toto Antibo, Andrea Benvenuti, Venanzio Ortis. Altri c’erano motu proprio o con diverse funzioni: Stefano Baldini, Gelindo Bordin, Andrew Howe, Francesco Panetta, Franco Arese, Eddy Ottoz, Fabrizio Donato e Daniele Meucci.

Pensate che bello organizzare una cerimonia e farli incontrare con l’attuale squadra, una cosa che americani ed inglesi fanno spesso quando organizzano grandi manifestazioni a casa loro. D’altronde “World Athletics” e la EA hanno invitato ed ospitato atleti vincitori a Roma nel 1974 come Brendan Foster (5000), Alan Pascoe (400H e 4x400), Guy Drut (110H). Un’occasione persa.

LA TELEVISIONE – Ovviamente non ho avuto modo, essendo sul posto, di vedere attentamente quanto “passava” in televisione. Mi è stato riferito che le immagini prodotte fossero molto buone. Ci sono stati grossi problemi nell’informatica per colpa della società contratta dalla EA. Non certo una colpa dell’organizzazione italiana. La EA ha anticipato che chiederà i danni causati dal pessimo servizio fornito ai Broadcaster. Tremo a pensare che la stessa società, in gravi difficoltà finanziarie, è il provider dei servizi informatici dei Giochi Olimpici di Parigi. Da notare che la BBC non ha coperto i Campionati Europei sui loro canali generalisti ma su quello che loro chiamano il “red button”. Questo influirà molto sui dati generali d’ascolto.

La RAI e SKY hanno fatto un ottimo lavoro ed o numeri lo confermano. In due giornate l’ascolto cumulativo di RAI e SKY ha superato i 4,5 milioni. Ma anche nelle sessioni mattutine RAI-2 ha moltiplicato i suoi ascolti.

LO EVENT PRESENTATION – Abbastanza buona con un’interessante presenza dei due intervistatori a bordo campo, Laura Strati ed Andrew Howe. Due atleti a conoscenza dell’atletica e padroni di un perfetto inglese. Nonostante la squadra di “Event Presentation” non avesse potuto fare il necessario rodaggio, e molte volte ciò si è visto con sovrapposizioni e dimenticanze, è stato fatto un buon lavoro. Una riserva invece devo esprimere, e l’ho già fatto in diverse occasioni, sullo speakeraggio di Federico Bini. Troppo sopra le righe, ignorando la sacralità dello Stadio Olimpico, spesso troppo a favore degli atleti Italia e a danno degli avversari.

Non posso che concordare con quanto scritto da Giorgio Cimbrico sul www.sportolimpico.it . Ho avuto commenti di membri della EA che parlavano di poca sportività. Mi sono difeso dicendo che uno dei segni distintivi di Roma è la “caciara”. Chissà se l’hanno bevuta. L’orario delle gare – proprio nella sera di Tamberi – è stato spesso sbagliato. Collocare sulla stessa curva Alto, 400 ostacoli e 35 corridori dei 10.000 è stato proprio il motivo per cui Tamberi nella prima parte della gara ha avuto delle difficoltà. Ma questi sono dettagli che capiscono in pochi.

IL PUBBLICO – È stato sicuramente un punto debole di tutta la manifestazione. Il sabato dei 100 metri ed il martedì del salto in alto maschile accettabile. Gli altri giorni e le mattinate no. Ho letto che nella conferenza di chiusura Stefano Mei ha parlato di una errata policy nei prezzi dei biglietti. Io credo che il problema sia un altro. D’altronde 70 euro per sei giorni in curva significa 11,5 al giorno, non mi pare un prezzo troppo esoso.

Nell’atletica, come è nel calcio, nel Rugby, nel Tennis ed in altri avvenimenti di questo tipo, coloro che comprano i biglietti individualmente sono una percentuale limitata. Tutto il resto è frutto di una promozione a favore di società, bar, comuni, circoli etc.

Lo stesso è nel calcio basta vedere gli striscioni sugli spalti. Essi sono rappresentativi di diverse comunità che fortemente aiutate dagli organizzatori garantiscono la presenza di una massa notevole di spettatori, soprattutto nelle sessioni deboli. Nel calcio è così evidente che il fatto ha creato spesso problemi fra Club e torcida di aficionados, di cui il Club non può fare a meno altrimenti gli stadi non si riempirebbero ogni settimana. Il comitato Organizzatore e la FIDAL hanno puntato sulla vendita individuale. Ho visto un solo gruppo organizzato, quello dei giovanissimi di Padova delle Fiamme Oro di Sergio Baldo che hanno animato alcune sessioni. D’altronde la FIDAL ha mandato ai suoi Comitati Regionali una lettera per promuovere la presenza solo alcune settimane prima dell’evento. Serviva un lavoro di più di un anno. Meritava incentivare società anche per motivare giovani atleti del futuro.

Certo non aver organizzato il Golden Gala a Roma negli ultimi due anni a Roma e all’Olimpico ha privato i Campionati Europei di una logica promozione ed ha scalfito lo zoccolo duro degli appassionati. Aggiungo che l’orario delle gare terminate sempre oltre le 23 non ha aiutato il necessario impatto economico sulla città. Ed i ristoranti non hanno potuto sfruttare il vantaggio di avere oltre migliaia di stranieri fra atleti, tecnici, accompagnatori, media e turisti.

Quanto il mancato incasso inciderà sul budget finale non so. Ho sentito di un introito di 2,5 milioni contro il doppio previsto. Onestamente il successo dei Campionati e degli atleti italiani vale molto di più di qualsiasi deficit. Purché lo si sappia sfruttare.

Ai prossimi campionati a Birmingham. Inshallah, potrei toccare le venti presenze.

 

 

 

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