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I sentieri di Cimbricus / La diversa vitalita' del Miglio

Domenica 26 Maggio 2024

 

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La sosta della DL in Oregon ha scritto pagine di qualità destinate a segnare la stagione. Al centro gli stordenti progressi sul Miglio, nuova occasione di scontro tra Josh Kerr e Jacob Ingebrigtsen. Prossime tappe: Roma e Parigi.

Giorgio Cimbrico

Josh Kerr, lenti scure e visione chiara, si lascia ancora alle spalle, come a Budapest, Jakob Ingebrigtsen, vince un Miglio che merita l’etichetta di memorabile e dopo quasi 39 anni abbatte di un secondo (3’45”34 contro 3’46”32) il record britannico –, ai suoi tempi “mondiale” –, di Steve Cram che commenta l’impresa per la BBC.

Ad Hayward Field, Eugene, Oregon, Ingebrigsen era stato applaudito quando, tra i 16 e i 17 anni, era sceso sotto i 4’. Ora su questa pista ha incrociato due volte una nemesi scozzese: due anni fa, ai Mondiali, battuto da Jake Wightman, ora da Kerr, 26.enne edimburghese di residenza e studi americani, in un vertice che ha portato otto uomini sotto i 3’50” e ha fornito l’occasione all’australiano Cameron Myers, 18 anni tra dieci giorni, di portarsi a 3’50”15, “mondiale” under 18.

“Durante il primo chilometro ho sentito di star bene ed è stato allora che ho deciso di attaccare”, racconta Kerr la sua risalita e il suo assalto, venuto alla campana, che gli fa guadagnare un metro sul norvegese. Non cederà un pollice e vincerà per 26 centesimi. Kerr preferisce il lungo raggio, non le volate secche. Il record mondiale indoor sulle due miglia è eloquente sulle sue caratteristiche.

Scintille sulla lunga vigilia. Ingebrigtsen è sempre molto sicuro di sé e certe parole su quel che avverrà a Parigi (“vincere sarà come bere un bicchier d’acqua”) non erano piaciute a Kerr che comunque, alla fine ha stretto la mano a Jakob. “Durante l’inverno – racconta Ingebrigtsen – ho avuto problemi al tendine d’Achille e questa era una prova importante. Per molti sarà quella definitiva, per me è solo la prima”. A Jakob non importa nulla di apparire antipatico.

Steve Prefontaine e Bill Bowerman sarebbero stati felici per questo susseguirsi di lampi nel mezzofondo veloce e in quello prolungato: la prima discesa di una donna sotto i 29’ (Beatrice Chebet 28’54”14, media 2’54” a km); i sei kenyani sotto i 27 (26’50”81 di Daniel Mateyko, media 2’41” a km), il magnifico finale di Keely Hodgkinson per saltare Mary Moraa e andare vicino, in 1’55”77, al suo record britannico; la massa di tempi sotto i 4’ nei 1500 (Diribe Welteji 3’53”75, Jessica Hull 3’55”97 record dell’Oceania, Elle St Pierre 3’56”00, Laura Muir 3’56”35); l’accoppiata Chemutai-Chepkoech sotto i 9’ nelle siepi; il violento progresso dell’ennesima etiope, Tsigie Bebresalama, 14’18”76, piegando Eygaheyu Taye per 16 centesimi e lasciando lontana – a 14’34” – Sifan Hassan, per i Giochi orientata alla Maratona.

Joe Kovacs supplisce al palmo di statura che lo divide da Ryan Crouser (assente nel meeting di casa) e da Leonardo Fabbri con un’esecuzione fulminea. Se Ryan e Leo sono cannoni a canna lunga, il giovanotto delle Pennsylvania, di radici magiare, è un mortaio: 23.03 e 23.13. Leo perde la leadership mondiale e si prepara a una risposta ad Ostrava. Situazione nel duello a distanza: Kovacs 23.13, 23.03, 22.93; Fabbri 22.95 e 22.91.

Il risultato migliore nelle prove veloci è fornito da Sha’Carri Richardson, 10”83 con un metro secco su Julian Alfred di St Lucia, 10”93. Viale del tramonto imboccato da Elaine Thompson, 11”30. Qualche buon progresso per Christian Coleman, molto convincente sui primi 70 metri, meno nel segmento finale. Alla fine la spunta di tre centesimi, 9”95 a 9”98, su Ferdinando Omanyala il kenyano più grosso che ci sia.

 

 

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