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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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I sentieri di Cimbricus / Quel gran pezzo del Leonardo

Venerdì 24 Maggio 2024

 

fabbri-generica 


“Quando ero piccino, leggevo la lista dei record italiani. Quelli di Mennea e di Andrei avevano l’aspetto dell’irraggiungibile. Il sogno è diventato speranza: la speranza realtà”. Oggi Fabbri, 27 anni, è quinto al mondo, l’altro fiorentino sesto.

Giorgio Cimbrico

Leonardo Fabbri è nato il 15 aprile, lo stesso giorno, quattro secoli e mezzo dopo, di Leonardo da Vinci. Ma Leo non è leonardesco, è michelangiolesco. Il nuovo David, un gran “pezzo di carne” (così Buonarroti chiamava il buon marmo) che si è tolto di dosso 23 chili – da 149 a 126 –, così come lo scultore scava nel blocco per farne uscire la figura che è già dentro, sosteneva Michelangelo.

Alle 17,40 di un pomeriggio savonese grigio e piovoso – pedana sciugata alla meglio con un maxi-phon – Leonardo ha alzato occhi e braccia al cielo quando, al sesto lancio, ha spedito le sedici libbre, sette chili e un quarto secondo il nostro sistema di misura, a 22.95, superando, dopo quasi 37 anni, quota 22.91 di Alessandro Andrei

E’ un ragazzo buono e simpatico e ha voluto offrire e offrirsi una battuta: “Finalmente ho battuto il record provinciale”, il primato gigliato e della contea di Firenze: Andrei è di Scandicci, Fabbri di Bagno a Ripoli. Secondo più, secondo meno, è arrivato un messaggio: “Siamo fieri di te”, firmato Andrei e Marco Montelatici, un altro fiorentino forte come un toro chianino.

La storia del lancio del peso italiano è una storia toscana, molto fiorentina: da settant’anni, a parte qualche breve parentesi, i padroni sono loro: Angiolo Profeti, Silvano Meconi, cortonese adottato dalla capitale del vecchio Granducato, Montelatici, Andrei, Fabbri.

Viene in soccorso Ascanio Condivi, biografo di Michelangelo: quando il maestro stava lavorando al David, girava per Firenze alla ricerca di uomini forzuti. Li trovò nei bottai, nei fabbri con l’iniziale minuscola. Qualcuno sostiene che il segreto sia la bistecca. E di quel taglio parla spesso Leonardo che ha trovato un perfetto nutrizionista in Diego Fortuna, ex-discobolo, ma che non sa rinunciare al piatto della tradizione. Coccoli (pane fritto) e bistecca è stato il menù quando, finalmente, ha incontrato Andrei, il campione olimpico di quarant’anni fa a Los Angeles, il primatista del mondo nella formidabile serata viareggina del 12 agosto 1987, tre record del mondo in successione, 22.72, 22.84, 22.91 sottraendo il primato al DDR Udo Beyer.

La fionda di David è il braccio di Leonardo. “Quando ero piccino, leggevo la lista dei record italiani. Quelli di Mennea e di Andrei avevano l’aspetto dell’irraggiungibile. Il sogno è diventato speranza: la speranza realtà”. E così, dando un’occhiata ai sacri testi, oggi Leonardo, 27 anni, tifoso della Fiorentina (il cinturino dell’orologio è viola) è quinto di tutti i tempi al mondo e l’altro fiorentino è sesto. In nessun’alta specialità o distanza azzurri così in alto. Davanti, solo i quattro che hanno violato la frontiera dei 23 metri: Ryan Crouser, Joe Kovacs, Randy Barnes (poi squalificato a vita per doping), Ulf Timmermann, primatista europeo con 23.06. Leonardo è a undici centimetri e ha una raffica di occasioni (dopo Lucca ed Asti, il 28 maggio a Ostrava) per privare il paese che non c’è, la Repubblica Democratica Tedesca, di un altro record che appartiene a un’era lontana.

La sorte gli ha riservato l’incontro con Paolo Dal Soglio, vicentino di Schio, che da atleta sfiorò il podio, per un centimetro, a Atlanta 1996, in una gara con tipi molto sospetti. Tecnico esigente e raffinato ha trovato l’allievo giusto e lo ha plasmato con la cura minuziosa di chi lavora su un gesto fulmineo. Quanto dura un lancio? “Un secondo e un quarto – analizza Dal Soglio – e in quel lampo convergono gesti e fatti disparati. Non è dal torso che nasce l’energia: sono le gambe il cannone da cui parte la carica”.

A Modena, il 1° maggio – anche allora giornata umida, bagnata dalla pioggia – Fabbri si era spinto a 22,88. “Lancio chiuso un po’ troppo sulla destra”, ricorda l’incontentabile Paolo. A Savona le ultime quattro prove hanno disegnato parabole altissime e atterraggi lontanissimi: 22.67, 22.47, 22.45, 22.95. Media, 22.62. Uno degli obiettivi che maestro e allievo si erano prefissi – la stabilità – è stato raggiunto. Ma non manca la continuità: nelle sue 5 gare (su 11) concluse oltre i 22 metri, ha collezionato 26 lanci validi: di questi il 53,8% hanno superato la fettuccia dei +22.

“Io credo in me stesso e ho deciso di non temere nessuno”. Leonardo sa che agli Europei di Roma, fra tre settimane, non avrà difficoltà a conquistare il titolo e a partecipare a una scorpacciata dell’atletica azzurra. Dopo, i Giochi di Parigi, da affrontare come vicecampione mondiale e terzo ai Mondiali indoor di Glasgow. L’avversario è Ryan Crouser (“l’unico che non ho mai battuto”), il gigante dell’Oregon due volte campione olimpico e in grado di andare al di là dei 23 metri e mezzo Ma con una non piccola ombra che sia Leo che Paolo sottolineano: prima di iniziare la rotazione, Ryan, 2,04 per 140 chili, compie un’azione con il piede destro che può costargli il nullo. Di solito gli va bene ma sarà bene far circolare quelle immagini perché i giudici montino un’attenta guardia. A quarant’anni dal titolo olimpico di Andrei, Leonardo ha la chance di organizzare un’altra bella rimpatriata con il vecchio Sandro.

PS. Fabbri ha affrontato Crouser (che quest'anno deve ancora esordire all’aperto) 13 volte e non l’ha mai superato. La prima capitò in Svizzera, Settembre 2019 – quando il distacco fu quasi di 2 metri e mezzo –, l’ultima ai Mondiali Indoor di Gasgow, quando entrambi salirono sul podio, con Tom Walsh di mezzo.



 

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