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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





www.sportolimpico.it

Non saro' piu' greve / Stanco di questa nostra povera Atletica

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Domenica 13 Agosto 2017

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di Vanni Lòriga

Non sarò greve ma neanche brevissimo.
Comunico che questo è il mio ultimo scritto sull’Atletica. La seguo da 85 anni, da quel 1932 in cui Luigi Beccali vinse il titolo olimpico dei 1500. Avevo cinque anni ma babbo mi spiegò tutto. Da allora ho vissuto momenti di felicità, di allegria, talora di esaltazione e, magari, di noia e di delusione. Ma mai mi era successo di sentire la voglia di piangere. E’ successo sabato 12 agosto in tarda mattinata. In diretta Tv ho assistito alla grande rassegna delle staffette.

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Londra '17 / (9) Dopo 111 anni, non ci resta che piangere

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Sabato 12 Agosto 2017

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di Gianfranco Colasante

Quando ha comunicato la sua intenzione di candidarsi per la seconda volta alla guida della federazione di atletica leggera - la "Federazione" come la chiamava Giulio Onesti, accentuando l'iniziale maiuscola - Alfio Giomi annunciò che per portare a termine il suo programma quattro anni erano pochi. Ha avuto la fiducia che chiedeva, ma pare che poco o nulla sia cambiato. Certo, possiamo compiacerci per qualche giovane promettente (ma non sono mai mancati in passato), apprezzare con misura i record dei master o le vittorie nella corsa in montagna. Addirittura valutare con condiscendenza l'incontrollata proliferazione delle corse su strada, feste paesane più che agonismo e promozione, il cui numero neppure la federazione riesce a censire. Ma l'atletica è altra faccenda.

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Londra '17 / L'8.90 di Beamon? Una vera combinazione ...

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Sabato 12 Agosto 2017

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di Vanni Lòriga

Forse abusando del mio ruolo di “libero” mi permetto di divagare, arricchendo o precisando alcune affermazioni sentite in Tv in occasione di questi Mondiali londinesi. Partiamo del Tartan e delle piste e pedane in materiale “coerente”. La prima affermazione che mi permetto di rettificare e che questi prodotti, che hanno sostituto la vecchia terra rossa detta tennisolite, siano stati introdotti nel 1968. Non è esatto, il Tartan fece debuttò durante la “preolimpica” del 1967. Lo testimoniò Eddy Ottoz che era colà, insieme ad altri. per studiare i segreti della temutissima altura.

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Londra '17 / Falliscono anche i saltatori in alto. E ora?

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Venerdì 11 Agosto 2017

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di Daniele Perboni

Confessiamocelo onestamente e realisticamente. Alla vigilia di questi Mondiali avevamo risicate possibilità di salire sul podio. Una di queste rispondeva al nome di Gianmarco Tamberi (foto Colombo/Fidal). Quel giovanotto che solitamente si rasa mezza barba e di questo vezzo ha fatto un marchio di fabbrica. Già, perché non brevettarlo? Purtroppo, però, anche il ragazzo marchigiano ha copiato quanto già messo in campo dai suoi compagni di squadra, lasciando la brigata prima del previsto. Non che la sua qualificazione nell’alto fosse data per scontata, ma la grinta che ha sempre dimostrato, unita alla gran voglia di riscatto lasciavano spazio all’immaginazione. Le favole, purtroppo, sono un’altra cosa e la vita ti mette di fronte alla cruda realtà. Il Gimbo nazionale si è battuto come meglio poteva, contro avversari agguerriti. Metteteci inoltre che in questi mondiali la “qualità” media dei concorrenti era piuttosto alta e il gioco è fatto.

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Londra '17 / (8) Stati Uniti: l'impero colpisce ancora

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Venerdì 11 Agosto 2017

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di Gianfranco Colasante

Il venerdì nero dell'atletica italiana si consuma sulla pedana del salto in alto. Leggerete altrove della sfortuna immeritata di Gianmarco Tamberi e dei lucidi rimpianti di Alessia Trost, arenatasi sul limbo di un passato da respingere e un futuro da (ri)costruire. Non solo tecnicamente. Quel che qui preme porre in evidenza è l'impressione che queste vicende si dipanino senza un vero progetto federale, ma seguendo un canovaccio non scritto che vede protagonisti solo gli atleti e i loro allenatori. Singolarmente. Nel bene e nel male. Quando non si mettano di mezzo le società, portate a giustificare fallimenti di atleti che sono un po' l'immagine del proprio fallimento. E da questo punto di vista il pensiero corre alle società militari che oggi costituiscono, praticamente in toto, l'intera atletica italiana.

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