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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





www.sportolimpico.it

Atletica / Campionato di Societa' e "militari" a lista chiusa

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Sabato 2 Settembre 2017

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di Carlo Santi

L’atletica italiana ha urgente bisogno di una scossa. Tutti cercano la ricetta giusta, la formula magica per rilanciare il movimento. Basterebbe guardare al passato e copiare le mosse di qualche stagione fa. Adesso tanti invocano la riapertura dei college, Formia e Tirrenia in particolare (ci sarebbe anche Schio) ma anche dell’Acqua Acetosa che però, ci sentiamo di dire, da un po’ di tempo funge da albergo un po' per tutti, altro che centro di alto livello di preparazione. Sarebbe invece il caso che il CONI torni ad affidare al Giulio Onesti il suo vero ruolo: ospitare atleti ma farne soprattutto ancora un punto di preparazione tecnica speciale riaprendo la Scuola Centrale dello Sport.

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Saro' greve / 1972: il mio "mondiale" di salto in basso

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Sabato 2 Settembre 2017

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di Vanni Lòriga

I giorni iniziali del mese di settembre sono per me molto importanti. Ne cito qualcuno in ordine cronologico. Nei giorni 2 e 3 settembre di 57 anni fa. Era il 1960 e sulla pista dello Stadio Olimpico di, Roma (tennisolite, sette corsie, lui in quinta) Livio Berruti toccava il vertice della sua invidiabile parabola atletica. Tutti sanno che nell’intervallo di 130 minuti intercorrenti fra le 15,50 e le 18,00 il velocista piemontese eguagliò per due volte il record mondiale dei 200 metri coprendo la distanza in 20”5. Su quei record sappiamo quasi tutto.

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Opinioni / Ritorno a Formia e il formidabile "fattore P"

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Venerdì 1 Settembre 2017

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(gfc) Atletica anno zero, ma purtroppo senza atletica non c'è civiltà sportiva. Ripartiamo quindi dall'insegna della Scuola di Atletica Leggera finita da anni, e dimenticata, in un magazzino del Centro di Formia. Un segno dei tempi che cambiano, direte voi, ma che resta soprattutto l'immagine plastica di una certa visione "culturale" dello sport, non tanto nei suoi risultati, quanto nella "filosofia" che li determinano e, non di rado, li giustificano. Si potrà mai cambiare?

di Luciano Barra 

Ho seguito con interesse quanto scritto nella sua intervista a Liz Nicholl, il CEO di UK Sport, da Emanuela Audisio per Repubblica. Dove ho colto tre spunti importanti: a) quanto stanzia l’agenzia britannica per lo sport di alto livello non è molto di più di quanto viene stanziato fra CONI e Federazioni; b) i contributi sono quadriennali (devo spiegare l’aspetto positivo?); c) a km zero direttamente ad atleti e tecnici. Poi ho lasciato perdere, troppa è la differenza culturale nello sport fra UK ed Italia. Ho letto con interesse il saggio di Gianfranco Colasante sullo sport e l'atletica americani. Stratosferico soprattutto se si pensa che sono tutte risorse ed iniziative private.

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I sentieri di Cimbricus / Giochi gia' fatti, senza un goccio di pathos

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Mercoledì 30 Agosto 2017

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di Giorgio Cimbrico

Tra le tante emozioni che hanno estirpato dalla nostra vita, c’è anche quella legata come l’edera al voto per la città olimpica e a tutto quello che lo precedeva: maschere e pugnali, notti insonni, reparti che, come i sassoni alla vigilia di Lipsia, passavano dall’una all’altra parte dello schieramento, voti venduti, voti comprati, promesse, sospetti, regali costosi, spartizioni, conclavi che si trasformavano in mercati, stalle che bene o male sono state lavate, teste coronate, miliardari, sergenti diventati generali, presidenti dell’ordine dei dentisti africani, cardinali sui generis con servizio di limousine. Tutto sommato, era un mondo divertente: sarebbe piaciuto a Evelyn Waugh, si fosse interessato di sport.

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Piste&Pedane / Atletica e sport negli USA: un mondo a parte

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Martedì 29 Agosto 2017

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di Gianfranco Colasante

All'indomani dei Mondiali di Londra avevo tentato di evidenziare come la federazione americana (USATF) sia stata capace in tre/quattro anni di tornare al primo posto nel mondo. Cercando anche di parametrare, anche se non come elemento primario, le risorse economiche di cui dispone (circa 37 milioni di dollari per il 2017) a fronte dei 25/26 milioni di euro della federazione italiana. I primi sono risorse private, i secondi contributi pubblici. Una differenza non abissale in termini monetari, ma che diventa improponibile se, brutalmente, lo trasferiamo sul versante delle medaglie: 30 per gli USA, una (di bronzo) per l'Italia. So bene, come mi è stato fatto notare, che si tratta di esercitazioni più accademiche che produttive. Anche perchè non c'è peggior sordo ... Malgrado tutto, mi ostino a tornare sull'argomento e provo anzi ad allargarlo al sistema scolastico/sportivo che resta alla base del successo della federazione americana, tradizionalmente estranea al movimento giovanile.

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