www.sportolimpico.it
I sentieri di Cimbricus / Roger alla sinfonia n. 20
Lunedì 29 Gennaio 2018di Giorgio Cimbrico
A furia di praticare voyeurismo sportivo (guardonismo?), molte cose e molti personaggi hanno finito per diventare noiosi, stucchevoli. Roger Federer, no. È come se venissero a noia Mozart e Piero della Francesca e non è possibile. Mozart era galante, drammatico, solenne, divertente, superficiale, profondissimo, giocava con le note e con quegli intervalli, i toni, i mezzi toni che stanno tra l’una e l’altra e che noi, ignoranti e perdutamente innanorati melomani, possiamo soltanto avvertire, non cogliere a pieno nello scintillio dell’invenzione. Con il suo gesto liquido, con quel gioco di rimbalzi, di anticipi, di naturali eleganze, di divini intuiti, Federer è lo stesso: sa scrivere un divertimento (quello è stato il primo set della finale con Marin Cilic), ma sa comporre un perfetto tema sinfonico quando i tempi si dilatano e a un allegro mosso può seguire un adagio, un grave, prima dell’invenzione di un vivace ben sostenuto, del finale. La differenza è soltanto e miseramente pecuniaria: Federer è ricchissimo (ultima arrivata nella scuderia degli sponsor, la Barilla che l’ha trasformato in cuoco), Mozart navigava nei debiti.
Saro' greve / Da "Mondino" alla Vezzali, passando da Seul
Lunedì 29 Gennaio 2018La misteriosa nord-coreana Sin Kim Dan.
di Vanni Loriga
Avevo annunciato, nello scorso numero della mia rubrica ebdomadaria del lunedì, che avrei raccontato altre storie sportive coreane. In attesa dei Giochi Invernali in Corea del Sud (a Pyeongchang dal 9 al 25 febbraio) mantengo la minaccia iniziando con un paio di ricordi ambientati nella Chosòn Minchu-chuiu Inmin Kongwa-guk (nota come Corea del Nord). Parto ovviamente dall’atletica leggera per risalire al 21 ottobre 1964 quando, sulla pista di Pyongyang, la ventiquattrenne Sin Kim Dan (nota anche con il nome di Shin Geum Dan) stabilì il primato mondiale dei 400 metri con il tempo di 51”2.
I sentieri di Cimbricus / OAR, Medioevo prossimo venturo
Domenica 28 Gennaio 2018Anton Shipulin con Vladimir Putin ai tempi di Sochi 2014.
di Giorgio Cimbrico
Da ANA a OAR, aspettando la prossima sigla che i sacerdoti incaricati di sorvegliare sulla virginale purezza dello sport nostro contemporaneo inventeranno per far gareggiare qualche russo, qualche russa. Dall’asettico Authorised Neutral Athletes registrato ai Mondiali di atletica di Londra siamo passati per Pyoengchang a Olympic Athletes from Russia, in cirillico OCR. E in qualche modo quell’esecrabile e diabolico nome torna a comparire. Ma la bandiera non sarà tollerata, neppure quella che un inguaribile patriota vorrà appendere nella stanza al Villaggio o tantomeno quella che un tifoso della vecchia e amata Rodina vorrà porgere a un vincitore o a chi ha conquistato un posto sul podio. La quarantena sarà applicata anche all’abbigliamento, pardon, al merchandising: nei negozi ufficiali niet a tutto quello che è griffato Russia. Tagliati becco e artigli all’aquila zarista riesumata da Putin.
Cinque cerchi / La grande abbuffata dei programmi olimpici
Sabato 27 Gennaio 2018di Gianfranco Colasante
Gli imminenti Giochi di PyeongChang forniscono l'occasione per una riflessione sulla dilatazione raggiunta dai programmi olimpici. In Corea del Sud, tanto per restare in tema, le gare da medaglia toccheranno quota 102. Nel 1994, quando fu deciso di sfalsare di due danni la celebrazione (è ancora di moda utilizzare questo termine?) degli Invernali rispetto agli Estivi, il programma su neve/ghiaccio prevedeva solo 61 gare. In soli 24 anni, il tempo di una generazione, si è registrato un incremento del 59,8%. Una crescita dirompente che ha avuto anche impatto sull'organizzazione internazionale con un riposizionamento delle F.I., tutte largamente alimentate dal CIO tramite i diritti televisivi dello spettacolo che concorrono a costruire.
I sentieri di Cimbricus / Campestre: il sogno (segreto) di Lord Coe
Venerdì 26 Gennaio 2018di Giorgio Cimbrico
“Voglio vedere il ritorno della corsa campestre ai Giochi Olimpici”, dice Sebastian Coe che, da buon britannico, nel cross è cresciuto spesso schierandosi al via di campionati in cui, come nelle prove di galoppo o di siepi, venivano indicate le condizioni di giornata: di solito, heavy mud, fango pesante. Naturalmente Lord Coe, che ha passato magnificamente i 60 ma ha molto presenti le necessità di aggiornamento del prodotto che vende, ha precisato che il cross deve offrirsi al passo con i tempi, vale a dire più gradevole: per i Mondiali 2019, nella danese Aarhus, previsti passaggi sui declivi erbosi attorno al museo archeologico e etnografico di Moesgaard. Sport, storia e cultura: cosa c’è di meglio?
More Articles...
Page 485 of 706