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Fatti&Misfatti / Consigli dalla Riviera, un Fiorello per Armani,
Sabato 10 Febbraio 2018di Oscar Eleni
Da una focacceria di Sanremo dove hanno scoperto che se ti affidi a quelli bravi magari ci si diverte anche al festival di musica. Camminando per le strade di Italo Calvino, quelle che percorreva con Scalfari, dopo essere rientrato da Cuba dove era nato, il padre agronomo sanremese era andato a Santiago de Las Vegas per lavoro, siamo arrivati a scoprire dove è stato pensato il Visconte Dimezzato che non è soltanto boemo. Potrebbe essere anche di Siena perché Simone “Dindo” Pianigiani, allenatore dell’Emporio, sembra davvero combattuto fra il male dell’Eurolega e il bene del campionato dove molti tirano a campare e, magari, come nel caso di Varese, hanno un bilancio che è la metà di uno degli stipendi del superlusso armaniano.
PyeongChang 2018 / Cerimonia d'apertura, spremute di sentimenti
Sabato 10 Febbraio 2018di Gianfranco Colasante
Spremute di sentimenti e lacrimevoli accenni da libro Cuore. Le parole più gettonate? Speranza, pace, fratellanza, festa, sogno. Questi ventitreesimi Giochi Invernali non lontani dall'insanguinato 38° parallelo rischiano di passare alla storia più per il merluzzo secco e il kimchi bianco che hanno riunito attorno allo stesso desco le delegazioni delle due Coree, che per i risvolti sportivi o per le pacioccone guerre al doping che li hanno preceduti. Missili sparacchiati a caso, muscolari esercitazioni navali, gigantesche parate militari, minacciosi sorvoli, bottoni esibiti a chi ce l'ha più grosso: tutto dimenticato in pochi giorni. Tutti fratelli, come amano ripetere (e scrivere) i bempensanti da salotto. Intanto, più che sfilare assieme sotto una bandiera inesistente, profilo azzurro della penisola più calda del pianeta su sfondo bianco-latte olimpico, sarà meglio attendere la verifica dei nuovi scenari politico-economici.
Piste&Pedane / Atletica e Stampa, un'epopea al contrario
Sabato 10 Febbraio 2018di Daniele Perboni
Carissimo direttore, tralascio il gentile anche se molte lettere indirizzate ai giornali iniziano proprio così, ho letto il pezzo (articolo) del collega Carlo Santi “Oltre la linea rossa del dopo Bolt” e mi sono (mi passi il termine un poco forte?) girati i cosiddetti. E non poco, specialmente nel passaggio finale che riporto in corsivo: Certo, Bolt è stato un campionissimo, un atleta fantastico, un catalizzatore di simpatia ma troppo spesso ha fatto ombra – anzi: li ha cancellati – agli altri con la complicità degli organizzatori e della stampa. (…) Riappropriamoci dell’atletica, adesso, ridiamo il giusto valore e la giusta considerazione a tutti gli atleti. (…) Torniamo a vivere l’atletica delle sfide e torniamo, soprattutto, a conoscere tutti i protagonisti, gli altri, con le loro storie e le loro ambizioni. Parte da qui il rilancio dell’atletica e i frutti potrebbero presto essere visibili anche nel giardinetto di casa nostra. Nessuna intenzione di polemizzare con Carlo, ci mancherebbe, ma ho la netta sensazione che il “problema” dell’ombra sia stato prima cavalcato ed ora usato a pretesto del mancato spazio dedicato ai personaggi minori.
I sentieri di Cimbricus / "Come e' finita la mia televicenda olimpica"
Venerdi 9 Febbraio 2018di Giorgio Cimbrico
“Quali sono i suoi prossimi programmi, Maestro?”. “Morire, si capisce”, rispose Richard Strauss ai cronisti che lo attendevano al londinese Savoy, scatenando l’ilarità per parole che vennero codificate come brillante esempio di humor bavarese. Strauss che, ultraottantenne, stava per scrivere il suo dolente capolavoro, i Quattro Ultimi Lieder, aveva solo dato prova di un’inevitabile coscienza. In scala infinitamente minore, e con un’etichetta assai meno impegnativa, nell’ordine del “andate tutti in mona o a morì ammazzati”, posso raccontare la mia televicenda olimpica.
Bordo campo / Oltre la linea rossa del dopo Bolt
Venerdì 9 Febbraio 2018di Carlo Santi
Non corre più, se ne va dalle piste. In una notte di metà agosto, quello del 2017, Usain Bolt è scivolato fuori dall’atletica. Londra avrebbe voluto consacrarlo stella del suo Mondiale per renderlo indimenticabile ma il Fulmine non ha potuto recitare quel ruolo: era da tempo al passo d’addio, impegnato solo nei saluti. Aveva poca condizione atletica, Bolt, e lo sapeva perfettamente, ma contava sulla sua determinazione per prendersi comunque l’oro dei 100 metri e lasciare la pista da autentico re. Il sogno del Fulmine poteva avverarsi per davvero ma sul più bello altri hanno gridato scacco al re. Bolt ha chiuso al terzo posto battuto, possiamo dire d’un soffio, da Justin Gatlin e da Christian Coleman: 9”92, 9”94 e 9”95 loro tempi.
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