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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Cinque cerchi / A ricordo dell'ingegnere dal braccio d'oro

Giovedì 14 Giugno 2018

 peretti


Carlo Peretti, icona dello sport vero, dalle piscine olimpiche salito ai massimi gradi dell'imprenditoria.


di Gianfranco Colasante

Può darsi che mi sbagli, ma nel profluvio di tweet lanciati quotidianamente dal CONI e dal suo presidente, tanto numerosi da far invidia a Trump, non mi pare di averne trovato qualcuno a ricordo di Carlo Peretti. Probabilmente perché i predetti, come Pietro l’Aretino, potrebbero scusarsi col dir “non lo conosco”. Ma Peretti, almeno un tweet, l’avrebbe meritato. Non tanto per le sue due partecipazioni olimpiche – una delle quali conclusa sul podio e l'altra nei pressi – quanto per quello che seppe fare dopo. Icona di uno sport di qualità che teneva soprattutto ai valori e mai avrebbe immaginato lo stipendificio in cui si è trasformato.

 

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I sentieri di Cimbricus / L'uomo che zitti' il Maracana'

Giovedì 14 Giugno 2018

ghiggia 2 


Mai rimarginate per il Brasile le due sconfitte nei Mondiali di casa: dal dramma del 1950 all'umiliazione del 2014.


di Giorgio Cimbrico

Mineirazo: dopo 64 anni meno una settimana, dopo 40 partite senza una sconfitta dentro quei confini che non finiscono mai, capita di nuovo: quella volta straziante, questa volta umiliante. Senza O Rei e senza O Ney, fuori. Per la sesta coppa, ripassare da oggi, in Russia. Il Brasile è l’unica squadra che ha vinto la coppa Rimet e quella che è venuta dopo (non così bella, non così art deco), in Europa, in Asia, in Nordamerica, in Centroamerica, in Sudamerica, ma era il Cile. In patria ha avuto due chances e le ha buttate, ma la parola “buttate” non rende il senso.


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Piste&Pedane / Colpiti da improvviso benessere

Mercoledì 13 Giugno 2018

re-2018 2 


Finalmente pare muoversi qualcosa. Non è ancora l'atletica 3.0 che c'era stata promessa, ma per ora va bene così.

 

di Daniele Perboni

 

Colpiti da improvviso benessere. È così che pare presentarsi l’atletica italiana in questo primo scorcio di stagione. È tutto un fiorire di primati personali, record under qualcosa, migliori prestazioni, vittorie, podi, medaglie, ritorni graditi, conferme. Il tutto accompagnato da qualche contro prestazione. In fondo, però, ci sta anche questo. L’obiettivo, si sa, è Berlino (Campionati Europei), come ampiamente scritto, detto, sussurrato, da tecnici e dirigenti. Confortante, poi leggere nomi nuovi o di giovani e giovanissimi. Vuoi vedere che, finalmente, questo nostro sport, tanto vituperato, sta uscendo dalle sabbie mobili in cui si era cacciato? Forse è troppo presto per cantare l’alleluia ma sognare è sempre di buon auspicio. (Nella foto Colombo/Fidal Davide Re sceso a 45"31 sul giro).

Nella sezione TOP TEN tutti i dati della stagione aggiornati ad oggi.


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I sentieri di Cimbricus / Two world wars and one World Cup

Mercoledì 13 Giugno 2018

 
england-1966 2 


Si aprono domani i Mondiali: occasione per rileggerne una delle pagine storiche, emozionanti e più controverse.

di Giorgio Cimbrico

Ventun anni dopo, tracce e scorie della guerra vivevano e ronzavano nelle teste, nei rancori, nei ricordi. “Stalingrad” dicono abbia bofonchiato tra sé e sé Tofik Bakhramov mentre l’arbitro, lo svizzero Gottfried Dienst, si dirigeva verso di lui, uno dei suoi guardalinee, per chiedere cosa avesse visto: Dienst non aveva visto niente. Il dialogo avvenne a gesti: Dienst parlava tedesco e francese, Bakhramov, di passaporto sovietico e di etnia azera, russo e turco. E così, a gesti, Bakhramov disse che era gol e Dienst indicò il centrocampo. Ai tedeschi non rimase che protestare, provare a riflettere e pensare che avevano ancora un quarto d’ora abbondante per confezionare un altro miracolo.

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Fatti&Misfatti / Senza mondiale e a case chiuse

Martedì 12 Giugno 2018

mondiale 58 2  


Amarcord sull'altra esclusione mondiale, quando nel 1958 gli azzurri vennero lasciati a casa dagli irlandesi.


di Oscar Eleni

Difficile consolarsi con Volare nel blu dipinto di blu se a gennaio la Nazionale di calcio era diventata azzurro tenebra, fuori dai mondiali per la prima volta. Modugno e Dorelli su Nilla Pizza e la Torrielli a Sanremo. Provavamo a illuderci che si poteva ancora Volare, ma da minorenni facevamo fatica a capire i musi lunghi di quelli un po’ più grandi, i disperati vicino alla maggiore età che si trovarono esclusi dal “piacere nazionale” dopo il successo della legge Merlin che aveva chiuso le case di tolleranza. Brutto inverno per chi viveva il calcio come passione, mania, in una famiglia legata ai destini del Milan, digiuno per le sconfitte anche se in tavola c’erano meraviglie, soprattutto nel derby, trovando come unica consolazione tutta italiota, in quelle giornate buie di gennaio nell’Ulster, la tempesta che aveva investito il dottore friulano Foni, mal sopportato per i due scudetti vinti con l’Inter (’53 e ’54) giocando peggio, dicevano nelle case rossonere, del Milan svedese.


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