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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Se lo sport ha cancellato il senso dell'attesa

Giovedì 3 Gennaio 2018

 

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Eliott, Owens, Foreman, Borg, ...  i loro gesti appartengono a un tempo in cui gareggiare era ancora un piacere o si spingono a un'età in cui il potere finanziario cominciava appena ad accorgersi di quanto aveva a disposizione.


Giorgio Cimbrico

Un tempo non lontano tre allenamenti alla settimana e una buona dose di quell’immateriale elemento che si chiamava classe (ed era solo adesione naturale al gesto, predisposizione) erano sufficienti a spedire in alto, molto in alto, a guadagnare un posto e a non perderlo per un domani che, per chi ha il culto lieve della memoria, arriva sino a oggi. Quel che passava per la testa di Gareth Edwards – e che veniva messo in atto - non era sottoposto a videoanalisi né risulta che lui e gi altri fatati gallesi di quella generazione mai perduta portassero addosso un apparecchietto che, infilato in una taschina della maglia, misurava i loro movimenti, o la distanza coperta in partita, né i loro allenamenti erano accompagnati dal ronzare di un drone.


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I sentieri di Cimbricus / Il tempo striscia, un giorno dopo l'altro ...

Mercoledì 2 Gennaio 2019

 

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Tra sorrisetti di sufficienza e una spruzzata di compatimento, l’onda montante del Boxing Day e dei suoi fratelli va cancellando ogni traccia di buon senso e, perché no, le vecchie e sane abitudini del nostro semplice mondo. Che lentamente scompare.

Giorgio Cimbrico

Lapidato a colpi di scatola Stefano Protomartire: ormai è Boxing Day. Nostalgia delle cose che una volta capitavano il 26 dicembre: oltre all’inizio dello smaltimento degli avanzi, il Santo Stefano pugilistico a Bologna con Dantone Cané che lasciava il suo banco di formaggi e salumi al mercato per indossare calzoncini e calzare guantoni. Se l’avversario era Bepi Ros, lo spettacolo era assicurato e qualcuno chiosava: “scontro tra ciccioni per il titolo italiano dei pesi massimi”. Oggi non è più possibile dirlo o scriverlo perché sui social media si indignerebbero i ciccioni (altra parola da evitare, meglio obesi o oltre il peso forma o con poca cura della loro fitness), i salumieri, i bolognesi, i veneti, quelli che odiano il pugilato e ne propongono l’abolizione. Meglio andare a impasticcarsi in discoteca o a bulimizzarsi di messaggi o a guardare sul telefonino le web-tette e gli web-culi di Irina, Anastasia e Olga.

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Fatti&Misfatti / Un Capodanno senza santi bevitori

Mercoledì 2 Gennaio 2019

 

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“… l’atletica come ci hanno insegnato ad amarla Berra e quelli che andavano a letto senza cena, quando si sentivano un po’ soli, proprio come noi senza di loro anche oggi”.

Oscar Eleni

Davanti alla casa di Franco Arese, un gigante della nostra atletica dentro e fuori dalla pista, seduto sul ghiaccio a leggere “Niente è stato vano” il romanzo di Geza Kertesz, lo Schindler del calcio, il libro scritto da Claudio Colombo su questo ungherese meraviglioso. Dovevamo parlarne tanto tempo fa, prima che su Repubblica il Mura lo inserisse nei 100 nomi da ricordare per il 2018, di questo valente giornalista, Gazzetta, Curierun, oggi direttore de Il Cittadino di Monza, perché il libro il nostro amato Claudio, con cui ci si fermava a discutere sul valore del doganiere Rousseau davanti ad un suo dipinto nel museo di New York, ce lo aveva dato nelle sale dell’Aurora, il ristorante di Milano dove Arese e Liquori hanno ricordato i loro duelli all’Arena, la tana domenicale di Carlino Monti e Franco Sar, l’atletica come ci hanno insegnato ad amarla Berra e quelli che andavano a letto senza cena, quando si sentivano un po’ soli, proprio come noi senza di loro anche oggi.

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Osservatorio / Intervista sui nostri minimi sistemi

Martedì 1° Gennaio 2019

 

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Dopo l’approvazione finale delle norme di riforma contenute nella manovra finanziaria, affrontiamo i diversi argomenti che toccano il mondo dello sport e modificano profondamente il futuro del CONI, tranciando di fatto il legame secolare tra Comitato Olimpico e Federazioni Sportive. Tutta colpa di Giorgetti e Valente?

A colloquio con Luciano Barra
 
SportOlimpico. Sei disponibile ad un’intervista senza veli e reticenze sull’attuale situazione dello Sport italiano?

– Si, certo, ma rischio di ripetere molte delle cose già scritte da me e da altri su SportOlimpico in questi ultimi due/tre anni. Pensate che solo sugli ultimi articoli ho avuto oltre 120 commenti e tutti positivi e concordanti.

SO. Quale è il tuo commento alla situazione che si è venuta a creare nello Sport italiano dopo la riforma voluta dal Governo?

– Sono allibito. In due mesi sono stati cancellati oltre 70 anni di storia. Onesti e Zauli si rivolteranno nella tomba. E il tutto con una facilità irrisoria. Mi ricorda una lama di coltello che entra facilmente in un panetto di burro senza che la lama sia arroventata e quindi senza alcun dolore esteriore. È difficile trovare nel tempo fenomeni di tal genere, senza che nessuno si lamenti o che nasca una spontanea e normale reazione al fenomeno. Se pensiamo a come, al di là della spicciola cronaca, è stato trattato il tema dai media italiani, RCS e RAI in testa, si può solo concludere che è il peggior segno, con le riflessioni del caso sugli errori fatti.

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I sentieri di Cimbricus / I consigli del professor von Finkelstein

Sabato 22 Dicembre 2018

 

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Con questo raccontino di Natale, un incarto di pregio per i suoi lettori ed amici, SportOlimpico.it conclude il 2018. Ritornerà all'apparire del nuovo anno, per vivere assieme a voi la sua tredicesima stagione, ancora e sempre all'insegna della libertà di pensiero condita da una certa dose di ironia. Solo allora, all'alba del 2019, scopriremo se al centro dell'universo-sport italiano ci sarà ancora il CONI o ciò che ne resta. Se così non fosse, ce ne faremo una ragione, ma subito dopo non potremo fare a meno di chiederci se la colpa (o il merito?) sarà da cercare tra gli inquilini occasionali di Palazzo Chigi o tra i testardi Signori del Foro Italico.

 


Giorgio Cimbrico

Cade una pioggia sottile quando l’Ice color argento da Monaco di Baviera raggiunge in perfetto orario il marciapiede 4 della stazione di Heidelberg. Il viaggiatore si affretta verso l’uscita e trova ad attenderlo un uomo sulla sessantina che impugna un piccolo cartello con il nome del visitatore. “Benvenuto, sono l’autista e il segretario del professore. Se vuole seguirmi …”. La vecchia Mercedes, nera e lustra, è parcheggiata a un centinaio di metri. Il viaggio verso la città vecchia, sulle colline che dominano il Neckat, è breve e silenzioso. Dieci minuti perché il viaggiatore segnali il suo arrivo in albergo e lasci il suo bagaglio prima di inoltrarsi tra gli edifici universitari: foglie morte, ontani spogli, silenzio. La casa del professore è di pietra appena sbozzata, severa. Le tende aperte di un bovindo lasciano intravvedere uno studio.

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