Italian Graffiti / I rischi della Sindrome di Stoccolma
Lunedì 4 Febbraio 2019
Con la costituzione del governo svedese la sfida Stoccolma-Milano per avere i Giochi Invernali 2026 entra nella fase decisiva, mentre è partita da tempo la caccia all’ultimo voto. Ma non saranno i dossier presentati e gli impegni di spesa annunciati a convincere i membri del CIO a votare per l’una o per l’altra delle concorrenti.
Gianfranco Colasante
Domani si aprono ad Åre, piccolo centro a 800 chilometri a nord di Stoccolma, i Mondiali di sci alpino. I prossimi, tra due anni, si terranno a Cortina. Non so quanti lo ricordano, ma l’edizione di quest’anno è stata assegnata al villaggio svedese (non più d’un migliaio di abitanti) dall’Esecutivo FIS il 5 giugno del 2014: allora Åre prevalse per un solo voto (9 a 8) proprio sulla favoritissima Cortina. La delegazione italiana, guidata da Giovanni Malagò col supporto di Alberto Tomba, ci rimase molto male e non seppe nascondere il dispetto. Si parlò di pressioni indebite, pesanti interventi diplomatici, trionfo del business. Veri o meno quei sospetti, oggi – pensando ai Giochi Invernali 2026 che vedono Milano-Cortina in opposizione a Stoccolma-Åre – si potrebbe leggere quel responso come una premessa, un prologo, un avvertimento. Una sentenza? Staremo a vedere in fiduciosa attesa che il CIO, nel prossimo giugno, operi la sua scelta, ma da tanti segnali pare proprio che la bilancia del consenso cominci a pendere verso la candidatura svedese.
I sentieri di Cimbricus / Tortu ovvero credere nel futuro
Sabato 2 Febbraio 2019
Dopo le volate brevi di Berlino, prossimo appuntamento alle staffette di Yokohama, primo contatto col Giappone olimpico. Poi il resto verrà per questo giovane di gentile aspetto al centro di un progetto che va avanti per gradi.
Giorgio Cimbrico
Con la sua lira Orfeo ammansiva le fiere della foresta, con i suoi campanelli Papageno intratteneva cordiali rapporti con gli uccelli del bosco. Con la sua lievità, prima ancora che con la velocità che sa esprimere, Filippo Tortu riesce ad avvicinare un leggendario cantore di armonie e un personaggio nato dalla fortunata alleanza tra Schikaneder e Mozart, il binomio che produsse il primo musical della storia, il Flauto Magico. Non capitava dal tempo di Mennea (che ne andava molto orgoglioso) assistere a un’intromissione dell’atletica nei palinsesti, o a una loro mutazione.
Osservatorio / Da padroni a garzoni? Inizia una nuova epoca
Venerdì 1° Febbraio 2019
Illustrate ieri all'Acqua Acetosa le linee programmatiche della riforma del sistema sportivo italiano che ridisegna completamente il ruolo del CONI e delle Federazioni che ne sono stati, per oltre un Secolo, la centralità e il riferimento.
Luciano Barra
Non sono andato a Roma per la conferenza governativa sulla riforma del CONI per molti motivi. Ho consultato gli aruspici (l’aruspicina era l’arte divinatoria – d’origine etrusca – che consisteva nell’esame delle viscere di animali sacrificati per trarne segni divini e norme di condotta. Cfr. Wikipedia) e visto che cadeva nel “giorno della merla” e, intemperie a parte, che sono regolarmente arrivate, non prometteva nulla di buono. E così è stato. Ma come, direte, ora prendi le difese di Malagò? No, ma del Presidente del CONI, si. Le poche immagini che ho visto della conferenza mi hanno indotto ad usare il vecchio aforisma: “da padroni a garzoni”.
I sentieri di Cimbricus / Vent'anni e Nebiolo e' ancora Primo
Mercoledì 30 Gennaio 2019Lecito celebrare i vent'anni dalla scomparsa di Primo Nebiolo, l'uomo che convinceva i potenti a seguirlo mentre inventava il futuro? Certamente. Lo consentono i traguardi raggiunti e le frontiere superate, ma soprattutto lo impone il necessario confronto con le pochezze del presente.
Giorgio Cimbrico
Fatti&Misfatti / Confessioni di un peccatore pentito
Lunedì 28 Gennaio 2919
"Noi e il nostro rimorso per aver deluso Fabio Monti e Nicola Roggero, voce e anima della ultima Cinque Mulini, che si erano offerti come superbadanti per il sabato sulla moquette del Mulino Meraviglia."
Oscar Eleni
Dalla bolgia dei traditori per non aver cercato in un cuore stanco, ma, si spera, non ancora gelido, la forza per onorare come tante volte in passato la Cinque Mulini ora ridotta ad una quasi breve sulle rosee cadenze pallonare. Chissà cosa avrebbe detto Frasca al Nebiolo furioso davanti a questa mancanza mediatica per una campestre che è stata storia, vita vera, grande momento di apertura mentale per tutta l’atletica, come diceva sempre Berra, quando riceveva nel suo convento uomini di campo come Turri erede del Malerba, cercando di arginare l’impeto di Beppe Mastropasqua e della sua Pro Patria nobile lombarda vestita all’inglese.
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