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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Piste&Pedane / Leggiamola come un passaggio verso Tokyo 2020

Lunedì 7 Ottobre 2019


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Un’ampia disamina finale sulla numerosa squadra azzurra schierata ai Mondiali n. 17: luci ed ombre inevitabili e a misure variabili, anche se gli atleti da copertina indossavano magliette dai colori diversi dai nostri.

Carlo Santi

DOHA – Hanno danzato per dieci giorni, forse troppi per mantenere attenzione e concentrazione in uno stadio troppo spesso vuoto se non negli ultimi giorni quando, correndo ai ripari, gli organizzatori sono riusciti a riempire le tribune del Khalifa al cui interno grazie al condizionatore era primavera. Non hanno invece potuto aggiustare un programma orario a dir poco folle, con pause eccessive tali da rendere l’evento non solo non spettacola ma noioso.

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Fatti&Misfatti / Perche' non provare a volare con la mente?

Lunedì 7 Ottobre 2019

 

cicogne 


“Ci siamo rimasti male per lo sposalizio di Coe con l’afa dell’emirato: adesso sappiamo perché gli abbiamo sempre preferito Ovett, anche se ci hanno esaltato in coppia, nemici davvero contro ma con la stressa maglia”.

Oscar Eleni

Avvinghiato all’acero palmato di Kioto sognando le cicogne che nidificano in Estremadura. Un bel viaggio per la mente, ma se hanno organizzato i mondiali di atletica a Doha, dove poi manderanno a cuocere quelli del calcio, perché non volare con la mente. Kioto è il ricordo di un mondo, di un’atletica che rimpiangi sempre mentre togli l’audio nel lacrimatoio in esclusiva RAI. Nostalgie tipiche dell’anzianità, ma, cara gente, in quei giorni, mentre ridevamo come stupidi goliardi inseguendo la principessa Cicibù, provocando la reazione disgustata dei colleghi giapponesi, avevamo a che fare con un mondo tanto diverso. I campioni, ne abbiamo avuti tanti, non cercavano scuse o microfoni, se andavano bene erano disponibili, se sbagliavano non si nascondevano dietro ai baci e agli abbracci degli staff.

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Saro' greve / Ma cosa e' mai questo lattato?

Lunedì 7 Ottobre 2019

 

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Con questo articolo si conclude (speriamo per ora) la collaborazione di Vanni Lóriga con la comunità raccolta attorno a questa piccola testata dal grande cuore. Che proprio Vanni, con la sua sapienza e la sua sorridente ironia, ha aiutato a far crescere. A nome dei lettori – pochi o tanti che siano – gli diamo un forte ed affettuoso abbraccio. Grazie di cuore, Comandante!

Vanni Lóriga

È con comprensibile disappunto e nostalgia che comunico ai lettori di SportOlimpico che con questo numero terminerò la mia collaborazione. I motivi sono parecchi, ma in definitiva si tratta di un tributo che debbo pagare alla ferrea legge dell’anagrafe. Si parla tanto di “Quota 100” per fruire del trattamento pensionistico ed io intanto ho superato quota 162 in quanto firmo su quotidiani a livello nazionale da oltre 70 anni a cui debbo aggiungere i 92,7 di età. Scrissi infatti il mio primo articolo importante sul “Paese” nel settembre del 1949 con una intervista al campione dei pesi piuma Alvaro Cerasani, detto “er Palletta”, idolo dell'Alberone (il quartiere sull’Appia sviluppatosi attorno a un secolare e imponente leccio, alberone che oggi non c’è più, abbattuto dall’incuria degli uomini e dalla protervia degli elementi).

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I sentieri di Cimbricus / Atletica, magazzino dei mondi

Lunedì 7 Ottobre 2019


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Post-Doha: "Il Grande Malato, la nostra atletica, non è guarito, è ancora sotto osservazione: i bip delle macchine alle quali è attaccato sono più regolari, meno preoccupanti". Già qualcosa.


Giorgio Cimbrico

Vorrei dire a Sebastian Coe che non è necessario internazionalizzare l’atletica. E’ già universale e non perchè 43 paesi abbiano conquistato una medaglia e 68 abbiano avuto almeno uno/una tra i primi otto. L’atletica, prima dei giochi di luce, delle telecamere piazzate ovunque – tra poco, micro, anche addosso o in qualche recesso privato degli atleti – è così da sempre, quando la Giamaica era ancora una colonia e stupiva, quando un atleta di Ceylon finiva secondo nei 400hs di Londra ’48, quando un islandese per poco non fregava il divino Ademar e, prima ancora, quando il Sudafrica non ancora in mani rigidamente boere mandò due maratoneti bantu, quando il miglior mezzofondista del Canada era un indiano Onondaga, destinato a coprirsi di gloria correndo tra le trincee delle Fiandre.


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Piste&Pedane / Personaggi: l'uomo dal braccio d’oro

Lunedì 7 Ottobre 2019

 

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Se è vero che il talento non ha latitudini, una conferma l’ha data a Doha il ragazzo dei Caraibi che ha vinto nel giavellotto, Anderson Peters: ai suoi inizi lanciando pietre per raccogliere i mango.

Daniele Perboni

Mar dei Caraibi sud-orientale, 344 chilometri quadrati. Poco più di 104.000 abitanti. Monarchia parlamentare (fa parte del Commonwealth) con a capo la regina Elisabetta II. Lingua ufficiale l'inglese, anche se si parla una forma di creolo-inglese. Circa il 10-20% della popolazione usa ancora un creolo spagnolo, residuo della prima colonizzazione iberica. È il secondo stato più piccolo del continente americano, ma anche secondo produttore di noce moscata al mondo. Solo un terzo dei grenadini vive in patria. Gli altri? Sparsi per il mondo. Avete scoperto di chi stai al parlando? Ma del primo giavellottista americano a vincere un titolo iridato: Anderson Peters, 22 anni il prossimo 10 ottobre. (foto iaaf.org).

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