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Duribanchi / La stupenda pinacoteca della "contessa rossa"
Martedì 21 Luglio 2020
Fatti del giorno: l'Europa va riformata e ripensata. Ventisette paesi sono troppi. Alcuni c'entrano con l'Europa come i cavoli a merenda. Ma questo è. Diversamente si dovrà (e rapidamente) fare.
Andrea Bosco
Di nome fa Mark, di cognome Rutte. E' il premier olandese che capeggia una coalizione di “frugali” che non ne vogliono sapere di dare all'Italia (e non solo all'Italia) una valanga di miliardi, senza garanzie. Tradotto: prima mi spieghi nei dettagli le riforme che intendi fare. E poi ti impegni a restituire il prestito che vorresti “a fondo perduto”. L'Olanda non è il Paradiso Terrestre: solo un mondo diverso. Prendi Rutte. Vive in un piccolo appartamento: quello che aveva da studente. Va in ufficio in bicicletta. E possiede una vecchia Saab che la maggior parte degli italiani avrebbe rottamato. Niente auto blu. Niente appartamento di “rappresentanza”, niente “scorta”. In Olanda, dove sono calvinisti, non reputano che il denaro sia “lo sterco del diavolo”. E hanno emesso (non illegali) misure per agevolare la fiscalità.
I sentieri di Cimbricus / Divagar m'e' dolce in questo mare
Martedì 21 Luglio 2020
Divagazioni nell’universo sport: dal golf che parla spagnolo alla F1 che piange italiano, le storie più virali del momento. Sul calcio e i suoi complotti, lasciamo perdere, please …
Giorgio Cimbrico
Il numero 1 del golf mondiale è grande, grosso e basco, il secondo spagnolo a issarsi lassù dopo quel buonanima di Severiano Ballesteros: anche Seve veniva dal Nord, provincia di Cantabria. Per fortuna la mamma del nuovo leader, che dopo 60 settimane ha scalzato il nordirlandese Rory McIroy, si chiama Rodriguez ed è madrilena: per il resto, c’è poco di Espana. Nome, Jon; cognome paterno, Rahm. Viene da un avo svizzero che si stabilì da quelle parti duecento anni or sono. Jon è una specie di orso: è alto 1,88 e sfora il quintale: più una terza linea o un lanciatore di disco che un giocatore di golf. Soprannome scontato: Rahmbo. Sin da ragazzo vive e si allena a Phoenix, Arizona, una delle tante residenze di Georges Simenon.
Fatti&Misfatti / Il filo verticale da' fastidio
Lunedì 20 Luglio 2020
“I presidenti federali messi in scadenza si domandano perché si può andare a teatro e non in un palazzetto, purtroppo lo chiedono agli stessi che ci hanno intontito dicendo al mattino quello che negavano alla sera.”
Oscar Eleni
Davanti alla roccia variopinta in una valle che va dal Mar Morto al Mar Rosso per tenere lontane le zanzare che affollano le terre dei falsi liberi. Buttare via le catene dell’ignoranza non è così facile anche se dal cartaceo fatiscente alle cosche sui siti sembra che le opinioni dei mostri 2020 contino più di tutto il resto. Un po’ come i teatrini calcistici sulle televisioni locali dove, fra un tempo e l’altro, gli allenatori vengono spellati, bruciati, irrisi, salvo poi cambiare idea. Per un paese calcio centrico meglio la diretta in casa del tifoso che una veglia davanti al genio.
I sentieri di Cimbricus / "Two world wars and one World Cup"
Lunedì 20 Luglio 2020
La partita lontana mezzo secolo abbondante, vista dai 96.924 dello Stadio Imperiale, da 32 milioni e 300 mila britannici grazie alla BBC (è ancora un record) e da 400 milioni nel resto del mondo: un invito a una passeggiata nei corridoi del tempo. Cosa successe dopo?
Giorgio Cimbrico
Jack Charlton è il sesto “eroe di Wembley” che se ne va: aveva 85 anni. Della squadra di Alf Ramsey, che il 30 luglio 1966 conquistò il titolo mondiale battendo 4-2 la Germania Ovest, sono rimasti il difensore George Cohen, il mastino Nobby Stiles, l’attaccante Roger Hunt, Geoff Hurst, autore dell’unica tripletta in una finale mondiale, e Bobby Charlton, due anni più giovane del fratello, n.10 tra i più nitidi nella storia del calcio, Pallone d’Oro nel ’68 quando il Manchester United conquistò la sua prima coppa dei Campioni. .
Osservatorio / Mennea: aiutatemi a ricordare meglio
Sabato 18 Luglio 2020
In margine ad un nuovo episodio su Pietro che vorrebbe dilatare la sua grandezza da atleta proiettandola sul quotidiano. Senza che storicamente l’una aiuti l’altra e gli renda compiutamente ragione.
Luciano Barra
Brutta cosa l’avanzare dell’età che ti cancella dalla memoria cose accadute decenni prima. Questo mi sta accadendo con molti fatti che vengono oggi ricordati, in forma postuma, su Pietro Mennea particolarmente quelli relativi ad episodi accaduti fuori dalla pista di atletica. Ovviamente la mia memoria non ha mai cancellato tutti i grandi momenti agonistici che in circa 20 anni hanno fatto di Pietro uno dei più grandi atleti dello sport italiano. Il tutto sugellato da quella incredibile vittoria ai Giochi Olimpici di Mosca 1980. A proposito, va ricordato come quell’anno fu molto tribolato per Pietro e la sua presenza ai Giochi era stata in dubbio fino alla fine, causa la non grande forma dimostrata nella prima parte della stagione agonistica (forse per un leggero infortunio, di questo la mia memoria non è sicura).
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