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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / "La natura non ne conta di cosi' robuste"

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Martedì 10 Settembre 2024

 

bortuzzo

“Ed altri discorsi. Che riguardano l'ipocrisia della politica, il cinismo dei media, il voyerismo della società. Troppo: persino per i galeotti inchiavardati ai banchi della mia nave. Benché, adusi a vogare al ritmo di un tamburo”.

Andrea Bosco

“Ma come fa? E' incredibile la forza di questo ragazzo“. Ore venti e rotti, cucina di casa mia: stiamo, come ogni sera, cenando. E il telegiornale che seguiamo manda le immagini del bronzo conquistato in vasca alle Para-Olimpiadi da Manuel Bortuzzo. Il ragazzo colpito accidentalmente da un proiettile a Roma anni prima. Un episodio brutto, di cronaca nera. Bortuzzo, promessa del nuoto, non ha voluto arrendersi al destino (e alla delinquenza di chi aveva sparato) che aveva infranto i suoi sogni. Faccio mea culpa.

So quasi niente dei giochi paralimpici, di chi ha partecipato e ha vinto. L'Italia ha conquistato (71, mi pare) molte medaglie. E gli atleti sono stati fantastici: bravi e motivati come i colleghi che avevano gareggiato a Parigi qualche settimana prima di loro. Ho fatto una riflessione (banale e tardiva, certamente): chi gareggia con un handicap è un eroe. La dimostrazione che l'uomo è – come si legge nei versi di Lautreamont – ”una quercia: la natura non ne conta di così robuste“. Provvederò a far tesoro delle parole di mia moglie. La mia “ignoranza“, sul tema non ha giustificazioni. Confesso: a parte Bebe Vio non mi ero mai soffermato su altri . E la mia sensazione è quella di essermi perso qualche cosa di importante.

“NOTIZIE” – Purtroppo siamo cinici, disattenti, egoisti e superficiali. Corriamo dietro alle “notizie“. E la notizia più succulenta (a parte la pochade di Pompei) era quella di Jannik Sinner agli US Open. Missione compiuta con un percorso fantastico. Sinner è stato appoggiato (con discrezione) dalla fidanzata tennista e alla fine prima di stringere la Coppa, ha dedicato un pensiero alla zia gravemente ammalata. Le zie a volte sono più importanti dei genitori, nella vita di una persona. Le due sorelle di mia mamma, da tempo scomparse, Antonia e Beatrice, sono sempre nel mio cuore. E per quanto io sia agnostico, anche nelle mie (non so come altro chiamarle) preghiere.

Ancora una volta Sinner ha dimostrato di essere speciale. Estraneo al circo mediatico che lo invidia e lo vorrebbe “diverso“. Mentre scrivo ancora non si sa se la WADA farò o meno ricorso per la faccenda della pomata (ininfluente, si parla di un milionesimo di particella, ma proibita) per la quale Sinner è stato assolto. Un commissione indipendente ha testimoniato la buona fede di Sinner, “tradito“ inconsapevolmente dal suo massaggiatore. E' auspicabile che la WADA (che non fece ricorso per il doping dei nuotatori cinesi), non cerchi visibilità con lo “scalpo“ di Sinner. Sarebbe un autogol. Ma nessuno può entrare nella testa dei funzionari della WADA. Il fatto che a distanza di settimane ancora non si sia deciso il da farsi, testimonia di quanto sia complessa la psiche dei “wadisti“. Non si dica che una valutazione non poteva essere fatta prima. Dura lex , sed lex, eventualmente? Concesso: ma fuori dal tempio ipocriti e mercanti. Troppa gente sta lavorando (e ha lavorato) adversus Sinner. Sinner resta il numero uno al mondo, per distacco.

MOSTRI – Settimo mandato consecutivo per Paolo Barelli alla Federnuoto: replicherà anche Gianni Petrucci? Certo: si accettano scommesse. Riformerà il basket? Certo che no. Zandalasini dagli USA ha sparato a zero sul Palazzo. Con qualche ragione considerato che Bologna, Ragusa e Roma sono evaporate, come sosteneva una celebre pubblicità in “un act“. Quanto al resto (in attesa della Supercoppa il 21 del corrente mese), vista la Reyer al Torneo di Jesolo, vinto con merito dalla Treviso di Frank Vitucci.

Pessime sensazioni. Certo con Munford e Kabangele non schierati per affaticamento. Ma brividi dietro alla schiena. Un mio amico mi ha scritto un messaggio in veneziano: “El xe sciopà“. Non saprei dire se la Reyer è guidata da un allenatore bollito. Certamente la Reyer proprio non sa difendere. E questo, per ora, è un grande problema. Vedremo don Messina con tutti i suoi nuovi (e pare che ancora uno ne manchi). E vedremo la Virtus. Non è detto che i cacicchi di Trento, Tortona e Trapani non rendano la vita problematica alle due pretese regine. Venezia, direi di no, se cambia rapidamente. Basket estivo? Ovviamente. Ma quei brividi sono roba conosciuta.

Cosa si è inceppato nella macchina perfetta di Luna Rossa? Vai a saperlo. Certo che dopo aver stra-dominato le sue regate, Luna Rossa Prada-Pirelli ha pasticciato alla grande. E perdendo lo spareggio contro Ineos è stata messa, senza pietanze in fondo alla tavola: saranno gli inglesi a scegliere gli avversari in semifinale. Devo dire da profano che non riesco ad appassionarmi a questi “mostri“ tecnologici che filano con vele che non si gonfiano a 50 km all'ora. Per mare ci sono andato (che veneziano sarei, altrimenti?) da solo con un dinghy di legno e vela grezza: preistoria. Ma dovevi essere bravo a non scuffiare. E senza avere l'aiuto della tecnologia.

Bagnaia ha recuperato su Martin (solo 7 punti di distacco) ma da due gare la figura ingombrante, del bravissimo e poco simpatico (per chi non ha dimenticato lo scontro con Valentino) Marquez, si sta minacciosamente stagliando. Misteri Ducati.

OPINIONI – Mi ha scritto un lettore di Sportolimpico. Dirò solo il suo nome di battesimo: Alessandro. E mi ha chiesto: “Lei è sempre molto critico nei confronti del sindaco Beppe Sala: sembra una antipatia personale“. Rassicuro il signor Alessandro: non lo è. Non mi piace cosa Sala ha fatto di Milano. Ma in realtà più che contro Sala io sono critico contro la sua giunta, i suoi assessori. Pare sia stata giubilata (o in fase di ...) quella promotrice dell'erba alta e non tagliata nei parchi. Pare: meglio tardi che mai. Ma per rispondere alla domanda del signor Alessandro, sinteticamente illustro la trovata dell'assessore alla Sicurezza Marco Granelli, non nuovo ad uscite fantasmagoriche. Dunque, giovedì scorso a Milano sono caduti 120 mm di pioggia in sole 8 ore. Un diluvio che ha allagato la città, e causato rilevanti disagi alla circolazione e alla popolazione.

Pensata di Granelli. “Milano e Brianza sono eccessivamente urbanizzate. La maggior parte della superficie stradale è coperta da case, cortili, magazzini, piattaforme logistiche, strade, piazze, parcheggi“. Lapalisse era un bambino. E quindi quale è la soluzione che propone Granelli? Non di sturare i tombini perennemente intasati, non di creare scoli in città come esistono (per dire) a Parigi, non di potenziare le vasche di contenimento per completare le quali si parla di un minimo di due anni fino ad un massimo di cinque. La soluzione per Granelli è: “Depavimentare, togliere l'acqua che finisce nelle fognature dai tombini facendola disperdere nel terreno“. Granelli propone di eliminare l'asfalto e di far tornare Milano all'Ottocento quando le strade erano sterrate. Ora: Granelli ci crede alle cose che scrive anche se sembrano quelle di un   personaggio uscito da una tela di Magritte?

Era da quando il fratello di Marco Boato propose (contrario, anzi irriducibile avversario del Mose) per risolvere a Venezia il problema delle maree, di sopraelevare gran parte della città, che non leggevo una cosa tanto surreale. Comprende signor Alessandro? Granelli per contenere la pioggia a Milano vorrebbe farla tornare ai tempi nei quali circolavano carrozze e cavalli. E ovviamente le detestate automobili ancora non erano state inventate. Sa, signor Alessandro come dicono a Milano? “Ma va a ciapà i rat“. Sono sorci, i rat: in grande aumento a Milano nell'erba alta dei parchi non “tagliati“ per disposizione (europea, ci mancherebbe) della conosciuta assessora. Grandi imbecilli questi inglesi che i prati li tagliano a regola d'arte: all'inglese, appunto.

MATCH – Vengo al match dei match: “Genny” Sangiuliano-Maria Rosaria Boccia. Dice Bette Davis, meravigliosa Margò in “Eva contro Eva“, alle prese con gli “anta“ che la assillano mentre la spietata Anne Baxter (più giovane) è disposta a tutto pur di soffiarle il palcoscenico e il fidanzato regista: “Ho 40 anni, non posso più interpretare i ruoli di una ventenne“. Il tempo cambia la percezione grazie alla chirurgia plastica che fa miracoli. Sentita a un Tg: “La giovane imprenditrice di Pompei“. MRB ne ha 41, di anni. E' una donna avvenente, ma le intemperanze del tempo si notano. Dunque, è successo che MRB ambiva ad un posto in prima fila. Ed essendo determinata, si è messa a sgomitare per ottenerlo.

Ha registrato quello che non avrebbe dovuto, si è messa occhiali con telecamerina alla James Bond passeggiando al Ministero. Dopo aver inutilmente “bussato“ ad altre porte, a quella di Sangiuliano, ha trovato il battente spalancato. Il ministro, “folgorato“, le promette una consulenza (a titolo gratuito). MRB non sta nella pelle e rivela la nomina sui social. Solo che nel frattempo “Genny” ci ripensa: la nomina non viene ratificata e scoppia il casino. Perché MRB, a quel punto, fa circolare di tutto e di più sui social: dove diventa in breve più popolare di Chiara Ferragni. Del resto “Genny” ha fatto poco per nascondere il suo “invaghimento“: MRB l'ha scarrozzata per mezza Italia. Ha sempre pagato lui (i conti) di persona. Ma aveva talmente bisogno di questa “dottoressa“ da farle vedere qualche carta di troppo, farla salire sulle auto blu, farsi fotografare in più occasioni con lei. Sempre lei, accanto al ministro.

Peccato che il ministro sia maritato. Peccato le abbia raccontato la solita balla (“con mia moglie ormai siamo distanti“). Peccato si sia distinto per alcune clamorose gaffes (Colombo che va a scoprire l'America con le carte di Galileo, francamente da un ministro della Cultura non si può ascoltare). Peccato si sia messo contro la “franceschineide“ che foraggiava lautamente il cinema, anche per films che alla verifica hanno prodotto sette (dicesi 7) spettatori al botteghino. “Attentato“ ha urlato dal red carpet di Venezia Nanni Moretti: “Non sia mai che questa legge che taglia i fondi ai film d'arte passi impunita. Si venga a riferire in Parlamento e la si cancelli. In caso contrario: girotondi“.

Non ci sono prove che il ministro sia stato “incastrato“ se non dalla sua senile voglia di accompagnarsi con una attraente donna, molto più giovane di lui. Morale: scatenato il solito Bonelli (esposto presentato per presunto danno erariale); Corte dei Conti al lavoro per verificare; “Genny” che minaccia querele; Venezi (il direttore (si potrà ancora dire?) d'orchestra tirata in ballo per una consulenza da MRB che egualmente le minaccia nei confronti della signora di Pompei, il marito (in decennale attesa di divorzio) di MRB che spiega a Paolo Del Debbio come “Sangiuliano non sappia ancora cosa l'attenda“.

MRB che duella con Meloni (povera Patria, direbbe Battiato) e che dice e non dice. Fa interviste impeccabili da professionista della comunicazione. E come Pollicino lascia una scia di indizi facendo intendere che “se non avrà le scuse di Genny“, allora lei potrebbe, eccetera. Cosa potrebbe? Non è chiaro. Foto? Documenti? Registrazioni? Fatture di alberghi e ristoranti? Morale: opposizioni sul piede di guerra, “vicenda non personale, ma politica“. Pinocchi, ma non importa. Canea sui media, tutti che si esprimono giusto perché nessuno ha ancora verificato i loro cellulari (ma non è detto, considerata la “fogna“ che sta emergendo da Perugia, dove hanno scoperto che volevano segare Gabriele Gravina con tanto di gomblotto).

Meloni inizialmente difende Sangiuliano. Ma l'aria che tira è pessima: gli “alleati“ (ma va?) di governo non si stracciano le vesti pregustando un “rimpasto“. Ma la “ducia“ ne sa una più del diavolo: niente verifica. Accetta le dimissioni di “Genny” e nel giro di un quarto d'ora lo sostituisce con Giuli il responsabile del Maxxi, anche lui giornalista, dai modi democristiani, di destra, ma moderato. Pensare di fargli perdere le staffe (come ben sa Nostra Signora de La 7: che rodimento che il piatto ricco sia stato imbandito da Marianna, maledette ferie) è impresa impossibile. “Genny” ha mandato una lettera a Meloni con le sue dimissioni, si è confessato al Tg1, poi con la moglie è andato (come Marrazzo) in convento. Tappa mediatica obbligata per i peccatori conosciuti.

“FRITOLA” – Ora: quello che è capitato a Gennaro Sanguliano è quasi la norma per un sessantenne. La “dama“ più giovane, la cui presenza ti gratifica (in ogni situazione), che ti fa perdere la “brocca“ e diventa un oppiaceo. “Genny” si è dimesso: invitato a farlo anche dal direttore di quotidiano che sovente interpreta il pensiero della premier. Nonostante l'abbaiare delle opposizioni (per ora) di penale nulla c'è. C'è solo un attempato ministro, ingrifato per (come la definiva un grande scrittore) una “fritola“. Che in dialetto veneziano significa frittella. Molti sono “caduti “ sul “dolcetto“. Ma né Bill Clinton, né Hollande, per dire, si dimisero. Ma loro non avevano elargito consulenze, protestano a sinistra. Mai firmate, replicano a destra.

Morale: la vicenda più che boccaccesca sembra una di quelle storie (sboccate) da film universitario statunitense. Un “Animal House“ parlamentare. Con il il governo che incassa una nuova grana e la politica che ci fa una figura di emme. Con un ministro che si è vista compromessa la reputazione (più di quanto le gaffes non l'avessero già fatto).

E con una donna, certamente astuta e determinata, che dal nulla, dalla sera alla mattina (anche se il segreto della storia tra “Genny” e MRB pare fosse nel Palazzo un segreto di Pulcinella) è assurta al ruolo di star. E ora implacabilmente chiede e si chiede: “Mica vorrà Sangiuliano tornare in RAI? Con quale credibilità potrebbe lavorare nella Tv di Stato?“ MRB è di Pompei. Sangiuliano di Napoli. E le poesie di Salvatore Di Giacomo dovrebbe conoscerle. Specie quella (“Arlette e canzone nove“) che recita: “O' core d' 'a femmena / è comme a na lettera nchiusa / Chi maie ce può leggere ? / Chi 'o po' scanaglià ? /.... 'O core d' 'a femmena / è comme ' o rilorgio guastato / ca mo 'o siente sbattere / mo 'o vide fermà“.

Sangiuliano si è dimesso. Altri non l'hanno fatto. Altri non l'avrebbero mai fatto. Ma questo è un altro discorso. Discorso che riguarda l'ipocrisia della politica, il cinismo dei media, il voyerismo della società. Un discorso molto lungo. Troppo: persino per i “galeotti“ inchiavardati ai “banchi“ della mia nave. Benché, adusi a vogare, alla cadenza di un tamburo, con ritmo da battaglia.

 

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